Buona sera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Comu veni si cunta“.
Dopo la rielezione al Soglio laico del Quirinale di Sergio Mattarella, avvenuta a dispetto dei leader dei partiti e grazie alla spinta dei cosiddetti peones, sarebbe utile ragionare sul perché i leader dei partiti non sono riusciti a trovare la quadra su un altro nome e sul perché la politica ha dato un’altra prova di inconsistenza.
Non lo faccio perché non basterebbe una trasmissione intera per dare un quadro comprensibile dei tanti giri di valzer.
Quindi in questa puntata mi occuperò, invece, del caro carburanti, di una questione che sta in cima ai pensieri di una grande parte di italiani, soprattutto di chi ogni giorno utilizza la macchina per andare a lavorare e degli autotrasportatori che sono costretti a pagare la benzina a 1,779 al litro e il gasolio a 1,647 mentre un anno fa pagavano il gasolio e la benzina rispettivamente 1,476 e 1,346 al litro.
Poiché ogni qualvolta che si registra un aumento dei prezzi dei carburanti si assiste ad innumerevoli discussioni sul fatto che in altri paesi europei i carburanti costano di meno e dell’incidenza delle accise sul prezzo finale mi sembra assolutamente opportuno fare il punto, dire pane al pane e vino al vino e nel contempo fare una proposta precisa.
Al riguardo la prima cosa da dire è che il prezzo dei carburanti è composto da tre voci che sono:
- la prima il prezzo industriale, che è pari a 72,95 ed è comprensivo del costo di distribuzione e dei guadagni dei petrolieri e dei benzinai;
- la seconda è l’accise che grava per 72,44 centesimi per la benzina e per 61,74 centesimi per il gasolio;
- la terza è l’IVA che è pari al 22 per cento delle due cifre dette in precedenza, cioè pesa sia sul prezzo industriale sia sull’accise. E questo mi sembra una cosa assurda perché l’IVA non si dovrebbe pagare considerato ché è un’imposta sul valore aggiunto e l’accise, essendo una tassa, non rappresenta il valore di un bene.
Ma a proposito di accise per onestà intellettuale debbo sgombrare il campo da tante fantasticherie, delle quali qualche volta anche noi siamo stati complici quando si è affermato che c’è ancora l’accise introdotta nel 1935 per la guerra di Etiopia, quelle per la crisi del Canale di Suez, del disastro del Vajont, dell’alluvione di Firenze, der i terremoti del Belìce e dell’Irpinia.
Non è così considerato che la tassa sulla guerra d’Etiopia fu abolita l’11 settembre del 1936 e che da oltre trent’anni c’è una sola accise che pesa come ho detto prima 72,84 centesimi per la benzina e 61,74 centesimi per il gasolio.
Un altro chiarimento lo voglio fare sulla questione del costo dei carburanti negli altri Paesi. Ecco i paesi dove costa di meno il carburante sono:
- Venezuela 2,2 centesimi;
- Iran 4,5 centesimi;
- Slovenia 1 euro e 38 centesimi;
- Bulgaria 1 euro e 20 centesimi.
I paesi dove, invece, costa di più sono:
- Olanda dove costa 1 euro e 99 centesimi,
- Norvegia 1 euro 93 centesimi;
- Finlandia 1 euro e 87 centesimi;
- Danimarca 1 euro e 84 centesimi.
Di fronte a queste disparità e soprattutto di fronte a questi continui aumenti del prezzo di benzina e gasolio – che sono riconducibili ai rincari del prezzo del petrolio e che comunque stanno mettendo in ginocchio milioni di famiglie e centinaia di migliaia di imprese di autotrasporto – vi chiederete: cosa si può fare?
Scopriamolo insieme! Appuntamento a questa sera alle ore 20.00 con la nostra prima visione sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale Youtube. Non mancate!