Il lungo percorso per la legalizzazione dell’eutanasia si fonda sull’affermazione del diritto di scelta dell’individuo su fino a che punto è possibile sopportare atroci ed insostenibili sofferenze; si fonda però altresì sulla necessità di ripotare nell’alveo della legalità i fenomeni già esistenti nella nostra società che dimenticati, o scientemente marginalizzati, generano crimini.
In Italia, grazie al lavoro dell’Associazione Luca Coscioni è concesso dal 2017 di interrompere terapie giudicate insufficienti – Legge sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) ed a seguito diun intervento della Corte Costituzionale sulla disobbedienza civile di Marco Cappato per l’aiuto fornito a Dj Fabo, con sentenza 242/2019, l’aiuto al suicidio non è punibile se il paziente è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Questi risultati sarebbero stati impossibili senza il coraggio delle tante persone malate che hanno lottato pubblicamente per veder rispettate le proprie volontà, da Welby a Trentini, passando per Englaro, Nuvoli, Ravasin, Velati, Fanelli, Piludu, Fabo e tanti altri.
In Italia ancora però non è possibile ottenere aiuto medico al suicidio per un cittadino che soffre insostenibili sofferenze per patologie irreversibili, impossibilitato ad assumere autonomamente un farmaco letale, quando non sostenuto da trattamenti a sostegno vitale (può essere il caso di SLA o di tetraplegie etc..). Quindi abbiamo patologie irreversibili ed insostenibili sofferenze in entrambi i casi ma a fronte di questo, una palese discriminazione che lo Stato Italiano agisce sulle scelte di molti cittadini.
Una parte consistente di questi malati non ha un diritto di scelta se non quella della via illegale. Perchè riconoscere un Diritto salva vite, L’Eutanasia Legale molte vite può salvarle e non ne spegne una di più. Si tratta un concetto maturato dall’osservazione della realtà in Italia; ciò che dovrebbero fare i nostri parlamentari, per dovere, e che invece tocca a noi cittadini sottoporre in ogni modo possibile, financo con la disobbedienza civile.
Dalla fredda cronaca emergono drammi che una attenta legislazione potrebbe evitare. I casi di suicidio e omicidi di familiari disperati, gravemente sofferenti e irrimediabilmente malati terminali, abbandonati da una politica distratta e poco laica.
Una storia per tutte. Una storia di disperazione accaduta in Sicilia il 21 dicembre 2016, quando un malato terminale si uccise nel palermitano. Lasciò un messaggio ai parenti dove chiese scusa, ma non aveva più la forza per soffrire. I dolori erano sempre maggiori e le cure non lo aiutavano più.
Tante, troppe le storie che raccontano di vite spezzate violentemente che lo Stato continua a confinare nel buio della clandestinità.
Cosa sarebbe accaduto se ciascuna di queste persone avesse avuto la possibilità di rivolgersi allo Stato chiedendo di verificare se l’opzione dell’eutanasia legale fosse stata percorribile per le proprie condizioni?
Si sarebbero trovate soluzioni alternative alla solitudine, all’incapacità di assistenza da parte dei famigliari, all’inadeguatezza delle cure praticate (ammesso che ci siano state)?
Si sarebbero salvate queste vite? Forse non tutte ma è certo che nessuna si sarebbe conclusa con un sacchetto di plastica sul capo o per soffocamento con un cuscino o per un colpo di pistola da parte di un famigliare.
Nessun genitore, nessun figlio merita di vivere da solo la sua disperazione, nessun medico dovrebbe mai più sostenere in solitudine il peso della supplica di chi soffre.
La legalizzazione dell’eutanasia deve far rientrare nell’alveo della Legge quello che già succede in clandestinità, nel silenzioso disinteresse dello Stato, per la tutela della Persona.
In tutta Italia, come in Sicilia, oltre 1 Milione e 239mila cittadini hanno rilasciato la loro firma legale, certificata dallo Stato e lo hanno fatto sorridendo nonostante il tema trattato sia così indiscutibilmente triste. Lo hanno fatto per uscire dalla insostenibile cappa dell’illegalità che nasconde, che confonde e che, come si vede e si legge, uccide per davvero e genera crimini.
Il diritto di scegliere dell’individuo, per tramite della Legge dello Stato, anche nel caso del fine vita, tutela il cittadino, afferma il Diritto, rafforza la sicurezza e fa dell’Italia un paese più civile.
Questi sono i temi che verranno trattati il 20 maggio a Troina, da Marco Cappato e da altri partecipanti alla Tavola rotonda organizzata dal Sindaco della Città di Troina, Fabio Venezia e da Paolo Garofalo, Presidente del Centro Studi Med.Mez. “Napoleone Colajanni”,nell’ambito di una serie di incontri sui Diritti Umani.
FRANCESCA TURANO CAPPELLO



