Stangata sui bilanci delle aziende italiane: sui conti delle imprese, infatti, stanno pesando aumenti complessivi che arrivano al 30% su base annua. Tale dato tiene conto degli aumenti registrati su molteplici voci dei bilanci aziendali, in particolare sui fattori produttivi. Pesa il generale aumento dell’indice dei prezzi al consumo con l’inflazione arrivata a sfiorare il 4% a fine 2021 per poi salire progressivamente nei primi sei mesi del 2022 fino a “vedere” quota 8%. Sugli incrementi, incidono le variazioni in aumento del costo dell’energia elettrica, del gas naturale e della spesa per il lavoro. È quanto emerge da un’indagine della Federazione Unimpresa Spazi Lavoro Flessibili Uffici e Coworking condotta tra le aziende associate. Secondo indagine di Unimpresa, andando a sommare gli aumenti delle principali componenti di costo all’interno dei conti delle aziende associate, considerando anche le voci cosiddette minori, l’impatto sui bilanci comporta un aumento degli oneri passivi compreso tra il più 15,72% e il più 29,69%. Per quanto le stime fornite rappresentano indicatori validi per il dimensionamento dell’impatto dei rincari sui conti delle aziende di settore, i dati possono variare secondo l’area del Paese, del tipo di strutturazione di ogni singola realtà e del relativo mix di servizi resi alla clientela. Quanto all’energia elettrica, si registrano aumenti nei costi aziendali di circa il più 5,60% rispetto al 2021 e del più 3,36% sul 2020: tale incremento deriva dalla salita del prezzo dell’energia elettrica pari a giugno scorso al più 227,35% rispetto al medesimo mese del 2021 e al più 876,25% sul 2020. Per quanto riguarda il gas naturale, dall’indagine emerge che l’aumento è stato del 10,22% rispetto al 2021 e del 7,67% rispetto al 2020: tale incremento deriva dall’impennata del prezzo del gas naturale pari a giugno scorso al più 268,22% rispetto al medesimo mese del 2021 e al più 1.646,42% sul 2020. Altra voce alquanto sensibile è quella relativa ai canoni di affitto degli immobili e più in generale dei diversi canoni di servizio che le nostre aziende sostengono per adempiere adeguatamente alle proprie obbligazioni contrattuali; andando ad analizzare i dati dell’Istat dell’anno 2022 si rileva che il dato tendenziale di giugno 2022 si attesta su un aumento del più 8% rispetto al corrispondente mese del 2021. Quanto alla spesa per il personale, il costo medio orario del lavoro del personale dipendente delle imprese del terziario nell’ambito dei servizi integrati e multiservizi, ha subito un aumento medio, nella categoria impiegatizia, del più 2,01% da luglio 2021 a luglio 2022; tale situazione comporta per le nostre aziende un aggravio di costo medio compreso tra lo +0,69% e l’1,08% a seconda del tipo di organizzazione; questa tendenza del costo del lavoro si riflette in modo indiretto con una ulteriore lievitazione nel conto economico 2022 per la forte incidenza dei servizi come, a esempio, quelli di pulizia e igiene ambientale.
«È opportuno ricordare che gli “spazi di lavoro flessibili” hanno già pagato dazio per le devastanti conseguenze dell’emergenza sanitaria Covid-19 vedendosi contrarre in modo rilevante il proprio volume di affari sia per la crisi, ma soprattutto per la scelta (praticamente obbligata) di mitigare i propri prezzi di servizio a fronte dell’implementazione forzata dello smart working e del telelavoro. A differenza di tante altre categorie nessun indennizzo e nessuna azione di sostegno specifica è stata prevista per le nostre realtà, nonostante si siano rivelate decisive nella ripartenza del sistema economico fornendo alle aziende strumenti a geometria variabile pronti all’uso e disponibili in breve tempo» commenta il presidente della Federazione Unimpresa Spazi Lavoro Flessibili Uffici e Coworking, Gianluca Mastroianni.