A dispetto della crisi economica, il sindacato è certo che sia possibile rilanciare al meglio il turismo catanese. Con due condizioni essenziali: rimettere al centro le potenzialità dell’Etna lanciando un apposito brand e rispettare i diritti degli operatori, dimenticando le facili scorciatoie a danno di chi lavora.
È stato questo il tema centrale del confronto tenutosi ieri al Rifugio Sapienza dal titolo “Etna Lav” , tra la Filcams Cgil, il sindacato del terziario e del commercio, e le forze datoriali; il rilancio del turismo del Vulcano guarda alla formula che unisce contratti dignitosi per chi lavora nel settore con un turismo ospitale, fatto di visite ai crateri, attività sciistica e di trekking, originalità di borghi e di sapori, ma non solo.
I lavori sono stati introdotti dal segretario generale della Filcams di Catania, Davide Foti, e sono proseguiti con gli interventi di Pietro Agen, presidente Confcommercio Catania, di Carmelo De Caudo, segretario generale Cgil di Catania, di Marco Platania, docente di Economia del Turismo, di Giuseppe Celeste, Rsa Sigonella Inn, di Sandro Pagaria, segretario regionale generale Filcams Cgil Sicilia. Ha concluso i lavori Fabrizio Russo, segretario nazionale Filcams Cgil.
Foti ha sottolineato come i numeri dell’occupazione nel settore “Industria Turistica”, siano obiettivamente impietosi: il 70% lavora in maniera irregolare, con un precariato che si aggira a circa il 40% mentre il 60% ha dei contratti di lavoro a tempo parziale.
A fronte di una stagione estiva giudicata positiva e in pieno segno di ripresa proprio dagli imprenditori, è purtroppo emersa una narrazione dominata dalle polemiche sulla mancanza di personale, che le imprese vorrebbero attribuire al reddito di cittadinanza. La Filcams di Catania presenta invece un’altra verità: c’è sempre più scarsa attrattività di posizioni lavorative la cui professionalità non viene riconosciuta e che finisce per sconfinare nello sfruttamento.
“E sono proprio i famosi lavoratori stagionali ad aver subito, ad esempio, la crisi pandemica – sottolinea Foti- non avendo avuto sostegni e bonus. Se oggi lavorano lo fanno con retribuzioni scarse, turni massacranti, straordinari non pagati e i CCNL elusi da forme alternative e pirata, ovviamente nella migliore delle ipotesi”.
Il modello vincente a cui ispirarsi continua ad essere quello del Trentino Alto Adige. Per Foti non è utopia guardare alle buone pratiche italiane copiate anche all’estero, ma “è invece forte la consapevolezza che il marchio Etna possa davvero decollare. Le condizioni esistono. Serve un’intesa reale”.
Ma per Pietro Agen il grande punto debole del settore rimane la mancanza di progettualità: “Manca un progetto ma manca soprattutto il regista. Il territorio del Vulcano intreccia comuni diversi. Non è pensabile che ciascuno debba decidere e programmare per conto proprio. Manca quella fantasia che invece non difetta in Trentino dove fuori stagione riescono a vendere felicemente ai turisti le “rotolate” sul fieno. Da noi si scia a gennaio e febbraio, e nei mesi restanti si potrebbero inventare eventi ad effetto. Eventi che assicurerebbero lavoro 12 mesi all’anno. Se ciò non avverrà, dovremmo accontentarci del nostro turismo mordicchia e fuggi”.
Anche il punto di vista accademico riscontra ostacoli concreti già alla base. I buoni progetti possono essere redatti sulla base di target precisi. Peccato che manchino i dati oggettivi sul turismo etneo: “Non sappiamo quante persone si rechino sull’Etna ogni anno. – afferma il docente Marco Platania – Per poter simulare un modello abbiamo dovuto immaginare anche il numero e il tipo di turisti. In generale il territorio regionale non sa perché viene scelto.
L’Alto Adige, invece, ha i suoi destination manager e decide a quali mercati rivolgersi non solo in base alla nazionalità ma anche in base al gruppo di viaggio”.
Non ci sono solo ombre e difficoltà nel futuro del turismo catanese. Il coraggio di 13 dipendenti di Sigonella INN, hotel che negli anni scorsi venne sottratto alla mafia santapaoliana, passa da una coop la cui costituzione è sostenuta dalla Filcams. A raccontarlo alla platea di stamattina è stato Giuseppe Celeste, Rsa del sindacato, ma anche futuro presidente della nuova realtà imprenditoriale che punta alla gestione dell’albergo: “Corriamo a perdifiato per presentare in tempi utili un Piano industriale all’Agenzia nazionale. A breve dovrebbero consegnarci le chiavi della struttura. A quel punto daremo il via ai lavori”.
Catania città guarda al Vulcano in chiave di innovazione e diritti; due aspetti inscindibili secondo il segretario generale della Camera del lavoro, Carmelo De Caudo: “La Cgil di Catania, soprattutto nella fase post Covid, ha rilanciato l’idea – che vogliamo diventi comune- di un turismo di prossimità. Secondo noi si tratta di una priorità da trasformare in opportunità, sfruttando la ricchezza ambientale e agroalimentare che fiorisce attorno al Vulcano Etna. Ma naturalmente questo non può prescindere dalle politiche ecologiche e dalle infrastrutture che devono essere realizzate dentro una logica di sistema a rete.
Il comparto turismo non è fatto solo di bellezza, ma di strutture ricettive, di ristorazione e di esercizi commerciali, tutti settori che in questa fase soffrono una crisi senza precedenti; settori spesso macchiati dal lavoro irregolare o nero, o dai part time usati in maniera illegale”.
Per il segretario regionale della Filcams, Pagaria, è dunque necessario raccogliere le forze territoriali e fare sistema, “ma di certo non possiamo prescindere dal tema occupazione strettamente collegato al tema della legalità. Eludere il sistema contrattuale a discapito delle professioni del turismo danneggerà le competenze e l’intero sistema. Il sindacato si fa già carico di questo annoso problema. Ma se si vuole davvero fare sistema, lo dovremmo fare tutti”.
Nelle sue conclusioni il segretario della Filcams nazionale, Fabrizio Russo, ha ricordato la recente campagna della categoria a favore del turismo sostenibile nel Mezzogiorno (“Destinazione Sud”) partita lo scorso aprile proprio dalla provincia di Catania, a Militello. L’iniziativa di oggi ha rappresentato un simbolico approdo, coinvolgendo ancora una volta il territorio ai piedi dell’Etna: “Ricordiamo le parole del governatore uscente Musumeci che manifestò consapevolezza del problema, alle quali però non sono seguiti i fatti. Ci vuole un “Piano straordinario a sostegno del settore”, guardando alle politiche attive, alla formazione e alla riqualificazione professionale. Nell’attesa, però, i lavoratori del turismo migrano verso altri settori per non rimanere stritolati”.
In sostanza, i margini per ripartire esistono. Le idee e le competenze non mancano e l’Etna continua a garantire bellezza e natura. Il resto è nelle mani di chi governerà il territorio nei prossimi anni.