Catania è una città unica al mondo. Da qualche giorno vanta persino il primato di avere un aeroporto incendiato e ancora paralizzato per le conseguenze provocate dalle fiamme. Non se ne conoscono ancora le cause: la Magistratura, leggiamo dagli organi di stampa, sta indagando anche sull’ipotesi dolosa. Ci sono però alcuni interrogativi che la cittadinanza ha il dovere di porre subito e a prescindere dalla natura di questa tragedia sfiorata.
Ad esempio, chiedersi quale fosse lo stato del sistema antincendio, quale il grado di preparazione del personale in casi di emergenza, quali i piani di manutenzione e controllo degli impianti, quali altresì le procedure di evacuazione…
Sono interrogativi d’obbligo, soprattutto se si parla dello scalo etneo nel quale, quando ad esempio lo scorso maggio qualche granello di cenere vulcanica arrivò alle piste dell’aeroporto, tutto venne condotto in maniera tutt’altro che efficiente.
Ma è alla classe politica che rivolgiamo la domanda più importante: perché questo silenzio?
Forse perché, quando si tratta di aeroporto, quasi tutti hanno il carbone bagnato?
I Vigili del Fuoco avrebbero dovuto chiedere l’intervento dei nostri politici: con tutto il carbone bagnato che hanno quando si tratta dell’aeroporto, infatti, avrebbero spento le fiamme sul nascere!