Architettura partecipata: a Catania primo incontro di “Paesaggi Aperti”

Iniziativa IN/Arch e IN/Arch Sicilia per fotografare le condizioni sociali della Sicilia e rispondere alle esigenze della comunità con la partecipazione di cittadini, enti e associazioni

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CATANIA – “La sua originalità consiste nel fatto che dal terreno della tecnica è passato alla via missionaria, che lo ha riportato a interessi tecnici e organizzativi. Questo ha permesso di dimostrare che, nell’ambito di un programma in cui le popolazioni siano soggetto e non oggetto degli interventi, si possono conseguire, con spese assai inferiori, obiettivi irraggiungibili con i piani dall’alto”. Cosi Bruno Zevi – che nel 1959 ha fondato IN/Arch – parlava di Danilo Dolci, personaggio di spicco nel riconoscere il valore sociale dell’architettura, il paesaggio quale luogo di interazione e l’importanza della partecipazione delle comunità che vivono il territorio per dar vita al cambiamento. È a partire da questi principi che IN/Arch e IN/Arch Sicilia hanno dato vita all’iniziativa “Paesaggi Aperti“, illustrata nella sede dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania.

«Si tratta di un progetto culturale di largo respiro – spiega il presidente nazionale IN/Arch Andrea Margaritelli – che ha scelto come protagonista il territorio della Sicilia nel centenario della nascita di Danilo Dolci, emblema di una militanza attiva, insieme tecnico-organizzativa e spirituale. Danilo Dolci dimostrò con i fatti il valore di parole chiave quali “partecipazione attiva dal basso” e “coinvolgimento” delle comunità nei processi che generano qualità dell’architettura, dell’urbanistica, del paesaggio e, dunque, qualità della vita». Concetti di multidisciplinarietà e partecipazione ripresi anche dalla presidente IN/Arch Sicilia Mariagrazia Leonardi, «imprescindibili in un processo di trasformazione del paesaggio urbano periferico e/o degradato che educhi alla bellezza e alla cultura della qualità degli ambienti di vita. Come riportato dalla Convenzione Europea, “il carattere del paesaggio, inteso anche come quello urbano, è caratterizzato dalle interrelazioni tra fattori naturali e umani”, costituendo una memoria materiale e immateriale che è l’identità di ciascuno di noi». Un paesaggio “umano” che, come sottolineato dal presidente OAPPC di Catania Sebastian Carlo Greco, «necessita della partecipazione. Dare voce e spazio alle istanze di chi vive i luoghi e conosce esigenze e criticità del territorio permette alla politica e ai professionisti di operare facendo un ragionamento d’insieme e rispondendo alle necessità della comunità». Un “credo” per gli Architetti etnei, che – attraverso l’operato dell’Ordine e della Fondazione – hanno messo in campo numerose iniziative. «Siamo molto sensibili al tema del coinvolgimento e alle attività che interessano la pubblica amministrazione – commenta la presidente Fondazione Architetti Eleonora Bonanno – che vanno incentivate con progetti come “Paesaggi Aperti” e altre attività. Tra queste i workshop, con i quali abbiamo fatto convergere le esigenze dell’utenza con quelle dell’amministrazione, con l’obiettivo di una progettazione funzionale e di qualità». A rappresentare le istituzioni Paolo La Greca, vicesindaco del Comune di Catania, ente patrocinante: «Per lo sviluppo della città è bene puntare l’attenzione sulla sua attuale condizione, diagnosi in cui ruolo fondamentale giocano cittadini e associazioni, soggetti che “dialogano” con il territorio e sono in grado di comprenderlo». Un coinvolgimento che nel tempo deve essere sempre maggiore, in quanto indispensabile per la pianificazione, come evidenziato dal rappresentante della Federazione Architetti Sicilia Giuseppe Messina. «Il tema della partecipazione – commenta – è stato introdotto, in ambito regionale siciliano, con la nuova legge urbanistica 19/2020, in modo “sommario”. Tale principio, pertanto, non è mai applicato in modo corretto ed è troppo spesso dato per attuato mediante semplici passaggi informativi, fatti a valle di decisioni già assunte, senza ascolto delle vere esigenze del territorio e di chi lo vive. Serve che le parti interessate abbiano consapevolezza e approfondiscano la tematica, utilizzando il buon senso per applicarla adeguatamente, avvalendosi di professionisti con adeguate competenze e appositamente formati». In termini legislativi, il presidente della Consulta degli Ordini degli APPC di Sicilia Giuseppe Falzea ha puntato l’accento sull’ultimo Codice dei Contratti, «che riporta la qualità del progetto al centro del dibattito della trasformazione dei nostri luoghi».

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“Paesaggi Aperti”, dunque, spinge a individuare soluzioni che promuovano la sostenibilità, l’innovazione e l’occupazione, al fine di recuperare nuovamente il senso d’identità e di appartenenza. Diverse le attività proposte in tutto il territorio siciliano – per la durata di 12 mesi – dalle open call ai laboratori: «Protagonisti di questo knowledge sharing saranno cittadini, associazioni ed enti pubblici – spiega Beatrice Fumarola di
IN/Arch – in un percorso di ricerca a partecipazione volto a individuare soluzioni e progettazioni per rispondere alle problematiche del territorio e a quelle legate all’integrazione e all’inclusione sociale». Un valore culturale e sociale riconosciuto del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha finanziato il progetto. «La rilettura dell’esperienza di Danilo Dolci – aggiunge il componente di IN/Arch Sicilia Lucia Pierro – può apportare utili sollecitazioni per provare ad agire nell’attuale scenario di crisi sempre più globale e pervasiva. La Sicilia, con la sua dimensione mediterranea, isolana ma non isolata, può costituire nuovamente il terreno di prova ove sviluppare pratiche di empowerment e coinvolgimento delle comunità, che rendano possibile la scoperta e la costruzione di nuovi e molteplici “Paesaggi Aperti”». Diversi gli esempi di questa metodologia e di best practices da parte dei relatori, minuziosamente illustrati durante i loro interventi. Dal professore di Urbanistica dell’Università “La Sapienza” di Roma Mosè Ricci al presidente della Fondazione Fiumara d’Arte Antonio Presti, fino ai fondatori del Farm Cultural Park Andrea Bartoli e Florinda Sajeva. Focus anche sugli aspetti sociali, curato dal professore di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università di Catania Carlo Colloca. Ulteriore contributo è stata la relazione del professore dell’Universidad Nacional de Colombia (Medellin) Luca Bullaro.

Ringraziamenti e considerazioni finali – moderate da Mariagrazia Leonardi ed Eleonora Bonanno – hanno chiuso la prima tappa catanese di “Paesaggi Aperti”, in attesa dei risultati che verranno raccolti nel corso degli appuntamenti in programma per tutta la Sicilia e documentati in una speciale sezione del portale di IN/Arch.

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