Con oltre 500 produttori, più di 6.000 et-tari coltivati, 234 prodotti autorizzati, un fatturato di 40 milioni di euro e un bilancio in attivo, il Consorzio dell’A-rancia Rossa Igp rappresenta il fiore all’occhiello del prodotto simbolo della Sicilia. L’arancia rossa è un’eccellenza vera, apprezzata in tutto il mondo, ma rischia di andare perduta, insieme ad altre produzioni siciliane, se non si interviene con urgenza nell’affrontare la più grave siccità che sta colpendo l’isola. Gerardo Diana (in foto in basso), presidente del Consorzio, titolare di un’azienda a Mineo specializzata nella produzione di agrumi, con 71 ettari coltivati ad arancia, di cui 30 ad arancia rossa (oltre che di un’altra azienda cerealicola), fotografa un quadro che va ben oltre l’allarme: “Noi abbiamo avuto in azienda il 60% in meno di pioggia già nel2023 rispetto agli anni precedenti. Le previsioni ci dicono che nel 2030 un terzo della superficie della Sicilia sarà deserto e con questi numeri il vero problema degli agricoltori è quello di garantirsi il domani”.
Come stanno affrontando questo momento le imprese agricole?
La situazione reale è che gli agricoltori hanno investito molto in termini di tecnologia, risparmio idrico, molto di più rispetto a quello che non si è fatto, o si è fatto poco e male, per il settore pubblico, i consorzi di bonifica, per i quali aspettiamo una riforma da più di vent’anni. Ora non ci serve sentire che hanno trovato le risorse per avviare interventi, come tubature nuove, o dighe che non sono state mai realizzate in cinquant’anni. In questo momento dobbiamo concentrarci sull’immediato.
Quali misure suggerite?
“Ci sono un paio di azioni a costo zero: la prima è il contributo di Agea sulle polizze assicurative che abbiamo pagato per gli anni2022 e 2023 che, come agrumicoltori, stiamo an cora aspettando. Riceverlo sarebbe una prima boccata di ossigeno: i soldi sono stati stanziati, ci sono, e devono essere dati agli imprenditori agricoli senza aspettare ulteriormente, anche perché le spese si sommano. Io in azienda, ad esempio, ogni bimestre ho una spesa di 4.500euro di energia elettrica, perché il consorzio di bonifica dal 2023 non ha più acqua e pertanto devo tirare acqua dai pozzi, che fortunatamente abbiamo, anche se iniziano a soffrire. Queste sono costi costanti che dobbiamo affrontare per garantire la produzione, ma non abbiamo molte speranze. C’è inoltre la questione Agricat, un sistema obsoleto, che non funziona.
Faccio un altro esempio: per le arance, divise in precoci, cioè che maturano entro dicembre, e tardive che maturano da febbraio in poi, la domanda ad Agricat rimane sospesa perché il sistema non riconosce i due step. È assurdo. Chiediamo di poter istruire queste domande e di essere pagati, visto che i versamenti ci sono. È poi paradossale e offensiva questa situazione: per il 2023 sono arrivate cartelle esattoriali per opere di bonifica e migliora-mento fondiario che evidentemente il consorzio non ha fatto (perché, se siamo senz’acqua ci sarà anche un motivo), con cui si chiede a noi agricoltori, con avvisi di Equitalia, il pagamento per un servizio che non abbiamo avuto. Su questo c’è stata una sospensione, ma noi non chiediamola sospensione, bensì l’annullamento del tributo, perché la prestazione non è stata erogata.
Che cosa chiedete oggi alle istituzioni?
Abbiamo visto che ci sono impegni importanti in altri continenti, va bene, ma non dimentichiamoci di casa nostra: qui in Sicilia ci sono tante cose che si possono fare nell’immediato, a partire dai pozzi, ma bisogna che ci sia la volontà di farle. Poi ci vogliono interventi sulle bollette dell’energia elettrica, così come era stato fatto nel periodo del Covid: misure specifiche per una situazione di grave emergenza. Se non rispetti i tempi delle scadenze, con gli istituti di credito oggi si va a finire nella black list. Io faccio fatica a portare avanti il tutto e, francamente, mi sono stancato di sentire promesse o parole vuote.
Articolo di Anna Gagliardi sul numero luglio-agosto 2024 di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura