Il Centro Studi di Assoesercenti ha analizzato, sulla base dei numeri forniti dalla Banca d’Italia, i dati delle rimesse in uscita dalla Sicilia, ovvero dei soldi che i lavoratori stranieri residenti spediscono all’estero, alle loro famiglie di origine. Considerando che la maggior parte dei lavoratori stranieri in Italia proviene da condizioni economiche più svantaggiate, le rimesse costituiscono una risorsa determinante per le famiglie che le ricevono e, più in generale, per i Paesi beneficiari e contribuiscono allo sviluppo delle economie locali (sanità, istruzione, piccoli investimenti). La stessa Banca Mondiale riconosce nel Report Mondiale sullo Sviluppo 2023 che “le rimesse sono una fonte vitale di reddito familiare per i Paesi a basso e medio reddito. Alleviano la povertà, migliorano i risultati nutrizionali e sono associati a un aumento del peso alla nascita e a tassi di iscrizione scolastica più elevati per i bambini delle famiglie svantaggiate”.
La rilevazione indica dal 2005 al 2023 un totale di oltre 4 miliardi di euro di rimesse, in costante aumento dal 2005; attualmente il valore risulta più che raddoppiato rispetto al dato di 19 anni fa, con un aumento del 126%.
“L’invecchiamento della popolazione italiana – afferma il presidente di Assoesercenti Sicilia, Salvo Politino – è un dato preoccupante, che genera la necessità di impiegare nella forza lavoro del Paese cittadini stranieri; più giovani e dunque più lavoratori e, di conseguenza, é logico che le rimesse in uscita verso l’estero siano aumentate e continueranno a esserlo, in assenza di una inversione del trend demografico differente della popolazione italiana. Basti pensare che in Sicilia, secondo i dati ISTAT, dal 2019 al 2023, nella popolazione, tra natalità e mortalità, si è registrato un saldo negativo di quasi 100.000 unità, con un incremento nel 2023 rispetto al 2019 del 2,67% per la mortalità e un decremento dell’8% per la natalità”.
La maggior parte delle rimesse viene dalle provincia di Siracusa, che ha avuto nel 2023 una crescita percentuale di oltre il 251% rispetto al 2005; seguono Palermo (246,52%%), Trapani (149,87%), Ragusa (148,03%) e Agrigento (117,56%). Catania si colloca al 6° posto (90,04%) seguita da Messina, Enna e Caltanissetta.
Dando uno sguardo alle comunità di cittadini stranieri che fa ricorso alle rimesse, nello studio si legge che il primo Paese di destinazione è la Romania con oltre 992 milioni di euro, pari al 22,51% del totale. Seguono Cina con oltre 555 milioni di euro, pari al 12,61% del totale, Bangladesh con oltre 472 milioni di euro, pari al 10,11% del totale, Sri Lanka con oltre 296 milioni di euro, pari al 6,72% del totale e Marocco con oltre 200 milioni di euro pari al 4,55%.
I primi 5 Stati rappresentano insieme il 57% e ciascuno di loro registra al massimo il 22% del totale delle rimesse. Il maggior flusso dei risparmi dei lavoratori stranieri trasferiti nelle proprie nazioni lo si è riscontrato, in Sicilia, soprattutto negli anni 2011 e 2012 dove sono transitati oltre 648,1 milioni di euro, con il 2012 che ha registrato un picco di oltre 329 milioni di euro. Questo dato è stato alimentato soprattutto dalla provincia catanese che ha registrato flussi monetari per la Cina di oltre 283,3 milioni nel biennio 2011-2012, pari al 43,7% del totale. Un dato che sicuramente fa riflettere se si pensa che nel 2023 i flussi per la Repubblica Popolare Cinese sono scesi a 390 mila euro in Sicilia.
“Da un lato, conclude il presidente Politino, nonostante le rimesse dei migranti occupino ad oggi un posto importante sulla bilancia dei pagamenti dei paesi in via di sviluppo, non è ancora stata prestata molta attenzione al loro impatto sulla riduzione della povertà. Un fattore responsabile è la mancanza di dati sulla povertà; è molto difficile stimare un numero preciso e significativo che sintetizzi le condizioni di povertà in un’ampia e diversificata gamma di paesi in via di sviluppo. Dall’altro lato, purtroppo, le rimesse all’estero rappresentano una parte di ricchezza sottratta al nostro territorio che se utilizzate per alleggerire gli effettivi aiuti umanitari, consentirebbero di alleggerire il Bilancio dell’Europa”.