“Ancora un suicidio dentro alle carceri. L’ennesimo episodio che necessita una riflessione umana e politica, ma che si doti di grande onestà intellettuale”. Lo dichiara Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC.
“Il senso di umanità e la politica si fermano fuori dalle mura degli Istituti penitenziari del nostro Paese ed esistono pochi politici che partecipano autenticamente al cordoglio per un detenuto morto – prosegue Cuffaro – anche se si tratta di un ragazzo di 21 anni magrebino che sceglie di morire in cella, anziché pensare alla speranza di una vita fuori dalla galera”.
“Questo non lo dico io, ma i dati relativi ai suicidi in carcere, in costante aumento. Dal 2022 ad oggi il numero di chi ha deciso di togliersi la vita in Italia, all’interno degli Istituti penitenziari, è giunto purtroppo ad 85, a cui vanno aggiunti 7 agenti di polizia penitenziaria e il 2024 non si è ancora concluso. Il carcere non può essere ancora interpretato e mantenuto come un luogo dove vive la morte, quello era il tempo di Bruno Giordano. Non può e non deve essere il nostro tempo, perché è il senso di marcia opposto a quello immaginato e voluto dei nostri padri costituenti. La vita – conclude Cuffaro – non è un dono che possiamo concedere, ma abbiamo il dovere di difendere, sempre”.