Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)“.
Poiché siamo agli sgoccioli del 2024 non posso esimermi dal fare un bilancio dell’anno che sta per lasciarci. Ma per tracciare un consuntivo non posso non partire delle due guerre che ci riguardano da vicino.
Come sapete la guerra in Ucraina continua imperterrita a provocare orrori, morti e dolore, dall’una e dall’altra parte.
Ma nonostante questa immane tragedia il segretario della Nato, l’ex premier olandese Rutte, dichiara candidamente: “Se parliamo troppo di pace avvantaggiamo i russi“. Come dire che gli ucraini devono proseguire la guerra ad oltranza, sulla loro pelle, sapendo peraltro che non potranno riconquistare la Crimea e il Donbass.
Orrori, morti e dolori continuano a registrarsi anche nella striscia di Gaza. E benché venga data per imminente una tregua per il cessate il fuoco le incursioni e i raid israeliani continuano a mietere vittime palestinesi.
Ma se sulla questione della guerra non cambia nulla, vale a dire non si profila nessuna iniziativa per il cessate il fuoco, né si pensa alla ricerca di una soluzione diplomatica, vediamo cosa accade, invece, sul versante economico italiano.
Il governo sostiene al riguardo che l’occupazione nel 2023 è cresciuta di 847 mila unità (+ 3,6% rispetto al 2022); di questi nuovi posti di lavoro 672 mila sono dipendenti e 175 mila autonomi.
Un incremento dell’occupazione che ha riguardato anche le donne, il cui nuovo tasso di impiego sfiora il 50%, il Sud e la stessa Sicilia dove i nuovi posti di lavoro in più sarebbero 134 mila.
Il governo sostiene pure che l’export ha fatto registrare un notevole balzo in avanti grazie soprattutto all’apporto dato da alcune regioni meridionali, in particolare della Campania, della Puglia e della stessa Sicilia. Ottime performance hanno fatto registrare nelle esportazioni i settori della farmaceutica, dell’alimentare e dello stesso settore manifatturiero.
Rispetto a questi dati, che in qualche modo segnano un’inversione di tendenza, non posso non gioire perché vuol dire che tanti padri di famiglia hanno trovato un lavoro e un reddito, e di conseguenza possono guardare con più ottimismo al futuro delle loro famiglie.
Mi fa anche piacere che alcuni settori come l’agroalimentare e la farmaceutica del Sud Italia godano di buona salute e siano in grado di creare sviluppo e nuova occupazione, a dimostrazione che abbiamo tanti prodotti di eccellenza e un livello di ricerca invidiabile.
Ma se sono contento che il tasso di occupazione abbia toccato il record del 66,3% nel 2023, non posso non rilevare che rimane inferiore di 9 punti percentuali rispetto alla media europea, né posso stare zitto sia di fronte al fatto che il divario di occupazione tra uomo e donna è di 19,5 punti percentuali rispetto alla media europea, sia di fronte al fatto che il tasso di giovani che non studiano e non lavorano è del 16,1%, mentre la media europea si attesta all’11,2%.
Se poi penso che le storiche differenze tra Nord e Sud restano abissali; che il valore delle retribuzioni italiane è diminuito del 3%, mentre quelle della Francia e del Regno unito sono aumentate del 30 e del 40%; che la povertà non accenna a diminuire; che i giovani continuano a lasciare l’isola – basti pensare che solo nel 2023 oltre trentamila persone hanno detto addio alla Sicilia; che artigiani e commercianti continuano a pagare tassi di interesse tre volte in più rispetto al 2019, mentre le banche fanno una montagna di utili; ecco se penso a tutto questo mi pare che ci sia ben poco da festeggiare.
Anche perché le costruzioni sono in crisi (regge solo l’edilizia pubblica grazie al Pnrr) l’industria manifatturiera vede ridursi la quota sul prodotto interno lordo dal 19,91% al 18,5%, il tessile abbigliamento continua a perdere terreno.
Altre due cose non mi riempiono di gioia, la prima: sapere che il debito pubblico ha raggiunto il 134,8 per cento del prodotto interno lordo nel 2023 ed è destinato ad aumentare nei prossimi due anni, il che significa che lo Stato dovrà pagare più interessi e di conseguenza ci saranno meno soldi da destinare agli investimenti. E questo non fa bene ad un’economia che galleggia.
La seconda cosa che non mi fa fare salti di gioia riguarda la notizia che il costo della realizzazione del Ponte è salito di 2 miliardi di euro, non perché io sia contrario al ponte ma perché questi soldi in più vengono sottratti agli stanziamenti destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, di province, città metropolitane e Regioni. E questo mi sembra una follia, se penso allo stato pietoso in cui versano tante strade anche in Sicilia.
Altra cosa che mi inquieta è la sottoscrizione da parte della presidente della Commissione europea dell’accordo di libero scambio UE Mercosur, il patto che mette insieme Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay. Ecco, di questa questione, e del perchè mi preoccupa, ne parlerò nel video di questa sera.
Tirando le somme, di fronte a questo quadro appena descritto possiamo sì parlare pure dei successi del governo Meloni, ma non nascondiamo i problemi. Anche perché i problemi non hanno un colore politico, vale a dire non sono né di destra né di sinistra.
È lecito che le forze politiche si dividono sulle soluzioni da adottare, ma non è lecito negarli, nascondere la testa sotto la sabbia.
A chi soffre le conseguenze dei problemi prima accennati non interessa sapere se il presidente del consiglio (uso il maschile perché so che lo preferisce) è l’uomo più forte d’Europa, come sostiene un sito americano, interessa che i problemi vengano affrontati e risolti.
Concludo dicendo, a proposito della Finanziaria, che fa specie sentire che le pensioni minime aumenteranno di 1,8 euro al mese e quelle degli over 70 che percepiscono un assegno inferiore a 660 euro di 8 euro al mese, che agli editori ricchi (Elkan, Caltagirone, Angelucci, Cairo) si continui a dare un fiume di soldi, che si pensi di allineare il compenso dei ministri che non sono parlamentari a quest’ultimi dando 8.000 euro al mese in più.
Mi fermo qui, sulla finanziaria non aggiungo altro perché le cose possono ancora cambiare visto che ancora il Parlamento non l’ha votata.
E noi, ovviamente, ci auguriamo che cambino in meglio, e nel contempo alcune norme che appaiono quanto meno inopportune vengono rinviati a tempi migliori.
E con questo auspicio io vi ringrazio e vi do appuntamento alla puntata di questa sera de “Così è (se vi pare)”. Sintonizzatevi a partire dalle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!