Paternó, ad un anno dall’assassinio del bracciante Mohamed Mouna, permane il degrado di Ciappe Bianche

Sulla questione i vertici dei sindacati Glorioso (Flai) e De Caudo (Cgil) “Chiederemo cosa abbia prodotto il tavolo prefettizio”

PATERNò CIAPPE BIANCHE - bracciante Mohamed Mouna
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È trascorso un anno dall’assassinio di Mohamed Mouna, il 27enne cittadino marocchino ucciso a coltellate dal suo caporale il 4 febbraio del 2024 in via Verga, a Paternò. La Flai Cgil di Catania lo ha ricordato ieri partecipando a una manifestazione organizzata dall’Anpi a pochi metri da dove avvenne l’omicidio. 

Il segretario generale Giuseppe Glorioso è intervenuto all’ iniziativa sottolineando che “è necessario chiedersi cosa sia cambiato a dodici mesi di distanza dall’omicidio. Di certo sappiamo che i carabinieri hanno consegnato il colpevole alla giustizia e che si sono tenuti dei “tavoli di lavoro” in prefettura contro il caporalato alla presenza del sindaco di Paternò e di altre associazioni. Ma nella sostanza, alla baraccopoli di Ciappe Bianche dove vivono i braccianti stranieri in condizioni degradanti, non è stata trovata un’alternativa concreta e dignitosa”.

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Per questo la Flai e la Cgil di Catania, per bocca di Glorioso e del segretario generale della Camera del Lavoro, Carmelo De Caudo, chiederanno alla Prefettura quali sono stati gli esiti del “tavolo” attivato nel 2024 a Palazzo Minoriti. “La baraccopoli è ancora lì. Eppure questi lavoratori sono essenziali per l’economia dei nostri territori agricoli. Bisogna dunque ripartire dai permessi di soggiorno e dalla dignità del lavoro di queste persone. – commentano Glorioso e De Caudo- Chiederemo alla Prefettura a che punto è il “tavolo”’ e cosa abbia prodotto fino a ora. Nei giorni scorsi, 8 lavoratori che vivono a Ciappe Bianche sono stati contrattualizzati da un’azienda  grazie al progetto “BreakFree-Spezza le catene dello sfruttamento” dell’associazione del Patto del Simeto che vede partner la Regione Sicilia, l’Anpas, e la Flai Cgil, Progetto finanziato da Action Aid e Fondazione Realizza il Cambiamento che prova anche a mettere insieme la domanda e l’offerta lavorativa. È dunque possibile operare se si ha la volontà di fare le cose”.

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