Occupazione e imprenditoria femminile: l’analisi della situazione in Italia, tra ostacoli e primati – Così è (se vi pare) #27

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Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)”.

Quando si parla di occupazione si sottolinea da parte di tutti, noi compresi, che l’Italia ha un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa; ma quasi nessuno dice però che il Belpaese ha anche il primato di donne imprenditrici nell’ambito dell’Unione europea.

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Infatti in Italia su 9.988.600 donne occupate, che corrisponde al 42,4 per cento sul totale dei lavoratori occupati, le lavoratrici indipendenti sono 1.610.000.

In Francia su 14.014.900 donne occupate, che rappresentano il 49,0 per cento sul totale dei lavoratori occupati, le lavoratrici autonome sono 1.433.100.

In Germania su 20.164.700 donne occupate, che in valori percentuali sono il 46,8 per cento del totale sul totale dei lavoratori occupati, le donne che fanno impresa sono 1.294.100 unità.

Per farla breve: nell’Europa a 27 stati, relativamente all’occupazione delle donne sul totale delle persone che lavorano, si può dire che fa peggio di noi solo Malta che si attesta su una percentuale di donne occupate del 40,7 per cento, ma l’Italia come ho prima accennato ha il primato delle lavoratrici indipendenti.

A guidare la classifica delle imprese femminili sul totale delle imprese troviamo nell’ordine le province di Cagliari con il 40,5 per cento; Benevento con il 30,5 per cento; Avellino con il 30,2 per cento, seguono con percentuali ovviamente più basse tutte le altre province.

Con riferimento alla Sicilia – che ha il primato in Italia delle donne che fanno impresa – la palma d’oro l’ha conquistato la provincia di Enna che con il 27,9 per cento di imprese femminili sul totale delle imprese si colloca al 13° posto della graduatoria nazionale.

Seguono nell’ordine: le province di Trapani con il 26,4 per cento; Siracusa con il 26,1 per cento; Agrigento con 25,9 per cento; Messina con il 24,6 per cento; Palermo con il 24,5 per cento; Caltanissetta con il 24,1 per cento; Catania con il 23,8 per cento.

Ragusa occupa l’ultimo posto di questa particolare classifica attestandosi su una percentuale del 23,7 per cento.

Per quando concerne, invece, le province del Centro-Nord queste si collocano quasi tutte al centro o alla coda della classifica naazionale, a dimostrazione che la propensione a fare impresa sia da parte delle donne che degli uomini é più accentuata nel Sud e nel Centro dell’Italia.

Ma quali sono i settori prediletti dalle donne per fare impresa?

Stando ai dati del 2023 il 56 per cento delle donne imprenditrici attive in Italia è impiegato nel settore dei servizi alla persona, vale a dire sono: parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, titolari di pulitintolavanderie, ecc. seguono quelle impegnate nei servizi alle imprese in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizia, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, ecc.

Fanno impresa nel campo del commercio il 20 per cento delle donne, poco più del 10 per cento operano in alberghi, ristoranti e bar, mentre il restante 12-13 per cento si divide nell’industria e nell’agricoltura.

Ma qual’è la molla che spinge le donne a fare impresa, a intraprendere un’attività di lavoro autonomo con tutti i rischi e i sacrifici che questa scelta comporta?

Gli analisti e gli osservatori più rigorosi di questo fenomeno sostengono che le molle o per meglio dire le motivazioni che stanno alla base della scelta di fare impresa sono tre.

Quali? Li scopriremo nel dettaglio nella puntata di questa sera di “Così è (se vi pare)”. In conclusione non mi resta che fare un’ultima analisi.

Addentrandoci sempre più in questo universo femminile scopriamo anche che, a differenza degli uomini che fanno impresa, le donne imprenditrici quando debbono assumere assumono altre donne., in misura significativamente maggiore, rispetto agli imprenditori maschi. Poiché, come ho cercato di spiegare, le donne che fanno impresa si concentrano prevalentemente nel Sud, in un’area dove l’occupazione femminile fa più fatica a crescere, penso che i governi, quello centrale e quelli regionali e le istituzioni locali, farebbero bene a varare norme più incisive in grado di assecondare e sostenere questa inclinazione delle donne.

E il modo migliore per assecondare e sostenere le donne che fanno impresa, ovviamente, non è solo quello di approvare delle norme che incentivano maggiormente chi vuole intraprendere, ma è anche quello di garantire un insieme di servizi che riducono le incombenze familiari che pesano solo o prevalentemente sulle donne.

Le stesse banche dovrebbero avere nei confronti delle donne che fanno impresa meno diffidenza e una maggiore propensione a guardare alla qualità e alla fattibilità del progetto che viene loro sottoposto.

Per queste, e numerose altre riflessioni sul tema dell’occupazione femminile, non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

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