Recensioni di libri, riflessioni insieme agli autori delle opere, divulgazione culturale e informazione. Questo e molto altro nella nostra rubrica “Libriamoci”.
Nella puntata di oggi abbiamo avuto l’onore di ospitare il generale Giuseppe Governale, autore del volume “Gli sbirri di Sciascia. Investigatori e letteratura tra arbitrio e giustizia”, edito da Zolfo. Un libro denso, diretto, quasi “scolpito”, che in poco più di cento pagine riesce a coniugare letteratura, storia, giurisprudenza e cultura civile.
Governale, già comandante del ROS e della DIA, nonché figura di primo piano nell’Arma dei Carabinieri, ci ha guidati in un viaggio che parte dalla Sicilia letteraria di Leonardo Sciascia per arrivare al cuore di una riflessione attualissima: qual è oggi il ruolo degli “sbirri”, tra arbitrio e giustizia?
Tutto nasce da una rilettura attenta de Il giorno della civetta, opera nota più per la trasposizione cinematografica che per il contenuto reale del testo. E proprio lì, tra le righe, Governale ha scorto un messaggio sovversivo e profetico: il personaggio del capitano Bellodi, ispirato a un ufficiale incontrato da Sciascia ad Agrigento nel 1956, rompe il luogo comune dello “sbirro infame”, incarnando invece una figura di investigatore etico, misurato, privo di preconcetti.
La conversazione con Governale ha messo in luce quanto il messaggio di Sciascia sia oggi più che mai rilevante. L’investigatore, ci ricorda l’autore, è colui che come una “verrina” – l’antico strumento del calzolaio – non si arresta al primo ostacolo, ma continua a indagare, con metodo e cautela, senza lasciarsi guidare da opinioni ma da criteri. Un modello pedagogico che Governale oggi porta nelle scuole, incontrando studenti attenti, incuriositi e spesso toccati da queste riflessioni.
Durante l’intervista si è discusso anche della mafia, oggi mutata nella forma ma non nella cultura. Se da un lato l’organizzazione militare è indebolita, dall’altro la cultura mafiosa – quell’atteggiamento del “se hai bisogno, conosco io qualcuno” – resta un nodo irrisolto nella coscienza collettiva. In questo scenario, la figura dello “sbirro” come uomo di cultura e coscienza assume un significato cruciale.
Il libro si avvale anche della prefazione di Marcelle Padovani, celebre giornalista francese e coautrice con Giovanni Falcone del libro Cose di Cosa Nostra, che sottolinea come in queste pagine emerga con forza anche l’identità siciliana: frammentata, individualista, talvolta sfiduciata, ma sempre in cerca di riscatto.
Una conversazione intensa, tra storia, etica e letteratura, che invita tutti – non solo i giuristi o gli appassionati di Sciascia – a interrogarsi sul senso profondo di giustizia e sulla necessità di costruire una nuova consapevolezza civile.
Per ascoltare l’intervista completa, vi diamo appuntamento questa sera dalle ore 20.00 sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!