Servizio Idrico Integrato, a dieci mesi dal passaggio regna ancora l’incertezza: la Filctem Cgil lancia l’allarme

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A dieci mesi dalla scadenza fissata per il trasferimento della gestione del Servizio Idrico Integrato (SII) al nuovo gestore unico, la provincia di Catania naviga ancora a vista. Mentre si avvicina un passaggio storico che coinvolgerà circa 300 mila utenze, centinaia di chilometri di reti e impianti e un giro d’affari stimato in circa 100 milioni di euro annui, mancano ancora notizie definitive su assetti gestionali, risorse finanziarie, garanzie occupazionali e trasparenza delle operazioni.

A denunciare lo stato d’incertezza è Jerry Magno, segretario generale della Filctem Cgil di Catania, che lancia un allarme chiaro: “Il nuovo gestore, la SIE, a oggi non dispone né di un piano industriale dettagliato né di una strategia chiara per affrontare una trasformazione così profonda. E questo silenzio non può che destare forti preoccupazioni.”

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Il sindacato denuncia come, nonostante ripetute richieste di chiarimento rivolte all’ATI (Autorità d’Ambito Territoriale) e alla stessa SIE, non sia mai stato fornito un quadro chiaro su come avverrà il trasferimento delle reti, degli impianti e soprattutto del personale. Circa un migliaio di lavoratori attualmente impiegati nel settore idrico – tra Sidra, Acoset e altri gestori – si trovano senza alcuna informazione ufficiale sul proprio futuro. “È inaccettabile – afferma Magno – che chi garantisce ogni giorno un servizio essenziale non sappia ancora con quali criteri, tempi e metodi verrà assorbito nella nuova gestione.”

Oltre alla questione occupazionale, Filctem Cgil punta il dito anche sul progressivo ridimensionamento del controllo pubblico all’interno della nuova società. Sidra, interamente controllata dal Comune di Catania, e Acoset, rischiano di vedere ridotta ulteriormente la propria quota partecipativa nella SIE, già oggi marginale rispetto a quella dei privati.

 “Cosa intende fare il consiglio comunale di Catania? – chiede Magno – Intende procedere con l’aumento di capitale richiesto o lascerà spazio libero agli interessi privati, spesso estranei alla logica del servizio pubblico?”

Un altro interrogativo riguarda la gestione delle fonti idriche. Il sindacato teme che la filiera venga completamente privatizzata, lasciando il controllo dell’acqua  in mano a pochi soggetti economici. La Filctem Cgil denuncia infine l’assenza di condivisione e confronto con le organizzazioni sindacali, che dovrebbero invece essere coinvolte nella definizione delle regole di transizione, nel rispetto dei diritti dei lavoratori. “Non permetteremo che criteri e decisioni vengano assunti in maniera unilaterale – conclude Magno –. Chiediamo trasparenza, certezze e un confronto immediato. Il tempo delle ambiguità è finito.”

La palla ora passa alle istituzioni, ai vertici di SIE, all’ATI e ai Comuni interessati.

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