La mostra: “I GRANT YOU REFUGE”
Dal 6 al 21 novembre – Corridoio dell’Orologio, Monastero dei Benedettini – a cura di Paolo Patruno
“I GRANT YOU REFUGE” è una mostra fotografica collettiva che si propone di dare voce e visibilità alle sofferenze e alle atrocità che il popolo palestinese continua a subire, nel silenzio assordante dei media occidentali, grazie alle straordinarie immagini fornite da sei fotografi della Striscia di Gaza (Jehad Al-Sharafi, Mahdy Zourob, Mohammed Hajjar, Omar Ashtawy, Saeed Jaras, Shadi Al-Tabatibi), in rappresentanza delle decine di fotoreporter che vivono e lavorano nella zona, come testimoni oculari di uno dei conflitti più devastanti del nostro tempo. Il titolo della mostra trae ispirazione dall’omonima poesia della scrittrice e poetessa palestinese Hiba Abu Nada, uccisa nella sua casa nel sud di Gaza da un raid israeliano il 20 ottobre 2023. “Essere palestinesi”, scrive Shadi Al-Tabatibi. “è una storia intrecciata di resilienza, dolore e speranza. Ogni fotogramma catturato por ta il peso di una nazione che lotta per la giustizia e la pace. I fotografi documentano non solo la distruzione, ma anche lo spirito inflessibile del popolo palestinese, i bambini che giocano tra le macerie, la forza silen ziosa delle madri e la fermezza di una comunità che si rifiuta di essere spezzato. Essere un giornalista a Ga za non significa solo avere una macchina fotografica, significa rischiare finanche la propria vita per mo strare al mondo la verità. I fotografi non sono immuni alla violenza che documentano, stando quotidiana mente sulla linea di fuoco, sono presi di mira proprio come le persone tra cui si trovano. Ogni clic delle loro macchine fotografiche potrebbe essere l’ultimo, ma continuano nel proprio lavoro perché le loro storie, le loro voci e la loro esistenza contano. Attraverso i loro obiettivi, si sforzano di preservare la verità e l’umani tà, sperando che le immagini possano rompere le barriere dell’indifferenza e accendere la solidarietà. A Gaza, dove la vita e la morte sono spesso separate da singoli istanti, questi fotografi non scattano solo foto, le vivono. Ogni scatto è un battito cardiaco, ogni immagine è una testimonianza. Queste storie, crude e senza filtri, devono essere condivise per ricordare al mondo le lotte, i sacrifici e la speranza incrollabile di ogni fotoreporter, di ogni palestinese.” www.instagram.com/i_grant_you_refuge
La mostra, curata dal fotografo e filmmaker Paolo Patruno, è proposta da DIGA, l’osservatorio permanente su Diseguaglianze, informazione, Guerra Ambiente, nel corridoio dell’Orologio del Monastero dei Benedettini, dal 6 al 21 novembre 2025. L’iniziativa vuole essere una consapevole opera di testimonianza “dal di dentro” degli eventi tutt’ora in corso nella striscia di Gaza, e si apre ad una riflessione sui temi dell’umanità e della disumanità.
La presentazione del libro: “Ho ancora le mani per scrivere”
7 novembre, ore 10.00 – Bookshop del Monastero dei Benedettini – a cura di Aldo Nicosia (Edizioni Q, 2025)
Ho ancora mani per scrivere. Testimonianze del genocidio a Gaza, pubblicato da (Roma: Edizioni Q, 2025) è la traduzione italiana del volume omonimo curato da Samer Al-Majali e pubblicato da Tadween House di Amman, primo del progetto “Gaza Writes” lanciato dal poeta Musa Hawamdeh in collaborazione con istituzioni arabe e internazionali. Si tratta di una antologia di 222 testi brevi che testimonia di prima mano l’orrore consumatosi a Gaza fra l’autunno del 2023 e a quello del 2024, e che purtroppo non sembra avere fine malgrado la fragile tregua di questi giorni.
Scritto da gente comune, che nel tentativo di fare fronte alle difficoltà del momento si è avvalsa in larga parte delle piattaforme social per fare sentire al mondo la sua voce, il mosaico corale di un popolo travolto dal criminale progetto di pulizia etnica del governo israeliano raccoglie testimonianze del presente e testi della memoria, e a pagine diaristiche e autobiografiche alterna preghiere, appelli richieste di aiuto, denunce, e perfino i versi delle elegie scritte dai sopravvissuti per le vittime innocenti del genocidio.
Scrive nella introduzione Aldo Nicosia, il docente dell’Università di Bari che ha coordinato il lavoro di traduzione di ben quaranta arabisti, come il volume voglia essere in primo luogo una testimonianza, e aggiunge come la circostanza per cui in arabo la parola “testimone” — shàhid — abbia la stessa radice etimologica di shahìd, “martire”, metta i lettori madrelingua nella condizione di apprezzare come il semplice slittamento in avanti di un accendo riunisca in una sola figura “chi testimonia la fede o i propri ideali, sfidando la persecuzione, la prigionia, la tortura e la morte“.
In copertina, l’opera “Movement” di Mohammed Alhaj, annuncia la presenza, a corredo del volume, dei lavori di artisti palestinesi che sono ancora prigionieri e vittime dei bombardamenti a Gaza (Azza Shaikh Ahmad, Maisara Barud, Kholoud Hamad, Rufaida Sehwail). Le testimonianze grafiche che dialogano coi testi aprono uno spiraglio di speranza nella immensa tragedia in corso e rivolgono un appello alla solidarietà internazionale che nell’ultimo anno ha sostenuto la causa palestinese.
A questo proposito, anche in vista di un aiuto tangibile a un popolo ormai allo stremo, si ricorda che il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’associazione Gazzella che opera nella striscia di Gaza a sostegno della popolazione civile.
La presentazione è moderata da Salvatore Marano, componente del DIGA e prof. associato di Letterature Anglo-Americane, alla presentazione si alterneranno le letture di alcune poesie e racconti contenute nel libro.
L’iniziativa è curata dal Diga in collaborazione con Officine Culturali.



