Spettacolo, Fava e Bruschetta al “Must” di Catania con “Il mio nome è Caino”

CATANIA – Debutta  venerdì 6 marzo al Must Il mio nome è Caino di Claudio Fava con Ninni Bruschetta e al pianoforte Cettina Donato. Prodotto da Maurizio Puglisi per ‘Nutrimenti Terrestri’ e la regia di Laura Giacobbe.

Il mio nome è Caino è ispirato all’omonimo romanzo di Claudio Fava, edito da Dalai Editore nel 1997 e, in nuova versione, da Baldini&Castoldi nel 2014. Lo spettacolo era già stato prodotto da ‘Nutrimenti Terrestri’ nel 2002, con un diverso cast e la regia di Ninni Bruschetta, che in questo suo nuovo adattamento, con Cettina Donato al  pianoforte, veste i panni del protagonista. La collaborazione artistica tra Ninni Bruschetta e Cettina Donato è iniziata nel marzo 2017 ed ha registrato consensi di pubblico e di critica, da “I Siciliani” di Antonio Caldarella a “Il Giuramento” di Claudio Fava.

Il mio nome è Caino è specchio dinamico e lucido dell’essere e del fare mafioso e si intreccia alle musiche, composte ed eseguite dal vivo dalla pianista, compositrice e direttore d’orchestra, Cettina Donato: due brani editi insieme a composizioni inedite, concepite appositamente per sostenere il racconto di Caino e attraversate da contaminazioni classiche, popolari e jazz. Le musiche sono frutto di uno studio condiviso con l’interprete, eco della freddezza quanto dell’umanità del personaggio e ne sostengono le modulazioni emotive.

“Caino è il killer di mafia – sostiene la regista Laura Giacobbe – che al comando ha preferito l’amministrazione rigorosa della morte, qualcosa che somiglia a un mestiere, ma che è anche una impietosa chiave di lettura dell’universo mafioso e delle sue opache propaggini, un personaggio fuori dalla cronaca, costruito interamente all’interno della coscienza. Un “pensiero fuori posto” muove il suo racconto, assoluto, spietato, estremo, senza margini di riscatto. Fuori posto è anche il suo raccontare, a tratti straniato dalla vertigine dell’azione, oppure ingoiato dalla musica che lo sostiene, che improvvisa e improvvisando spinge Caino a cercare ancora un altro tono, un altro modo per dire, fuori tempo massimo, quando è troppo tardi per raccontare e tutto suona come una dolente deposizione resa a se stessi”.

“In poco più di dieci anni – scrive il protagonista Ninni Bruschetta – ho messo in scena quattro titoli di Claudio Fava, in qualità di regista. Tutti testi di impegno civile, narrazioni di fatti o avvenimenti realmente accaduti o interpretati secondo una logica di verità. Poi ho deciso di portare in scena Il mio nome è Caino interpretandolo in prima persona perché in questo racconto di fantasia e realtà, mirabilmente mischiate, credo che si esprima in tutta la sua forza la poetica dello scrittore. Un testimone diretto e anche vittima della furibonda guerra di mafia siciliana, che in questo testo mette a frutto questa testimonianza per saltare al di là della staccionata e proiettarsi nella mente di un killer. E se prima ne interpreta il maleficio e la follia, poi riesce a riconoscere in lui anche una normalità, una formazione, una cultura e persino un mestiere. Usa la sua contorta morale per avvicinarci al pensiero del male che, in ogni caso non figura così distante da noi. Affrontare questo testo da attore mi è sembrato necessario proprio perché esso richiede all’interprete la più rigorosa ‘sospensione del giudizio’ per poterne restituire la crudeltà, la freddezza e persino l’ironia. E ancora di più perché questo personaggio  ha una sua normale, direi naturale umanità, la sua mente viziata  ha una folle ma sorprendente umanità, la sua mente viziata ha una folle ma sorprendente sensibilità e mostra il lato più debole del male, finendo di fatto per decretarne la sconfitta”.

Ninni Bruschetta, messinese, classe 1962, ha lavorato in quasi quaranta film, con decine di registi, tra cui Paolo Sorrentino, Marco Tullio Giordana e Woody Allen. I successi televisivi sono legati a grandi serie e film tv molto popolari, come ‘Squadra Antimafia”, “Borsellino”, “Lo scandalo della Banca Romana”, “Fuoriclasse”, ma soprattutto alla serie cult “Boris” di Ciarrapico, Torre e Vendruscolo.