Artigianato, commercio, industria e cooperazione: dalla provincia di Ragusa le richieste ai prossimi deputati all’Ars per un rilancio sostenibile

RAGUSA – “Il lavoro? E’ sempre più un problema anche se il nostro settore, quello delle piccole e medie imprese, comincia a conoscere qualche segnale di risveglio. Ma da solo non ce la può fare. Servono investimenti, servono infrastrutture, serve una burocrazia meno pressante e più capace di dare rapide risposte alle aziende. La politica e il mondo imprenditoriale continuano a viaggiare a due velocità eccessivamente differenti”.

E’ il pensiero del presidente provinciale Cna Ragusa, Giuseppe Santocono, secondo cui la crisi, soprattutto nel versante del Sud est siciliano, non è ancora passata. “Certo – aggiunge – non siamo nelle profondità del baratro di qualche anno fa ma quanto accaduto ha lasciato macerie ovunque. E ricostruire non sempre è facile. Gli artigiani si sono attrezzati per cercare di sopravvivere. Qualcuno non ce l’ha fatta. Ma gli altri si sono rafforzati, hanno saputo affrontare le intemperie economiche e adesso ne sono usciti più fortificati. Che cosa ci aspettiamo dalle elezioni regionali? Basterebbe che i prossimi settanta deputati dell’Ars conoscessero più da vicino le esigenze del tessuto imprenditoriale siciliano, che vivessero, magari per qualche settimana, gomito a gomito con alcuni piccoli e medi imprenditori. Solo così si potrebbero rendere conto di quali sono le reali esigenze del nostro settore. Per il resto, ci siamo già accorti da parecchi anni che le parole vane, le promesse al vento, non fanno altro se non indispettire ancora di più le aziende che chiedono soltanto di potere portare avanti questo loro importante ruolo sociale. La scomparsa di un’azienda è una sconfitta per l’intero sistema, perdita di posti di lavoro e perdita di capitale sociale”.

 Tutta in salita, poi, per il comparto del commercio. A maggior ragione in provincia di Ragusa, che da pochi anni è stata interessata da un fenomeno già diffuso altrove: la dicotomia tra grande distribuzione organizzata e esercizi di vicinato non si è risolta. Anzi, se possibile, con il passare del tempo, il divario è diventato incolmabile. Significativo, ad esempio, quanto accaduto a Ragusa. L’apertura di due centri commerciali ha, di fatto, determinato lo smantellamento di alcuni dei principali negozi del centro storico. Tra via Roma e corso Italia è un proliferare di cartelli “Vendesi” o “Affittasi”. “Momento difficile – sottolinea il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – e per questo le scelte da compiere devono essere parametrate su passi specifici che non possono non tenere conto delle attuali contingenze economiche. Siamo abbastanza fiduciosi sul futuro ma non possiamo non tenere in considerazione quanto accaduto nel passato recente e remoto con le numerose chiusure di attività che hanno finito con il modificare radicalmente il tessuto del nostro settore. La politica, in questa direzione, potrebbe fare molto di più. Anche le scelte da parte delle amministrazioni locali potrebbero essere improntate su linee univoche per cercare di esaltare ed aggregare le realtà commerciali, creando specifici percorsi di valorizzazione. I prossimi deputati regionali dovranno mettere mano a tutta una serie di provvedimenti con il tentativo di ridare maggiore impulso alle normative del commercio regionale senza dimenticare che occorre una valutazione attenta sulle dinamiche della liberalizzazione che hanno creato più di qualche problema”.

 

Anche il mondo della cooperazione che, fino a qualche tempo addietro, riusciva, bene o male, a barcamenarsi, ha ora bisogno di nuovo sprint. Addirittura, in provincia di Ragusa, proprio negli ultimi giorni, per quanto riguarda il settore dei servizi sociali, si è tenuta una riunione tra le varie coop operanti nel ramo evidenziando la necessità di ricostruire il welfare locale. Necessità che potrebbe emergere anche nel resto del Sudest siciliano, almeno a sentire i racconti dei vari cooperatori. All’incontro ha partecipato il presidente provinciale Confcooperative Gianni Gulino. “Siamo convinti che questo modus operandi non può ormai portare alcunché di buono. Le coop non possono essere i bancomat degli enti locali territoriali. Occorre una decisa sterzata. Siamo pronti anche a costituire un osservatorio per monitorare l’erogazione dei bandi e il rispetto di quanto contenuto negli stessi. E’ un problema che bisogna porsi adesso. Prima che sia troppo tardi”. Aggiunge il presidente provinciale di Legacoop Ragusa, Pino Occhipinti: “Le coop lavorano ma i ritardi nei pagamenti sono abissali. La situazione è anomala. Si rischia, infatti, il blocco dei servizi mentre alcune coop sono costrette per la scarsa consistenza di risorse economiche a sottopagare i propri dipendenti. Non è possibile tutto questo”. “Ecco perché alla prossima deputazione regionale – proseguono Gulino e Occhipinti – chiediamo un atto di responsabilità e di sensibilizzare gli enti locali territoriali e non ad adottare tutte quelle misure che si rendono necessarie per normalizzare la situazione. La deregulation, per il momento, sembra regnare sovrana”.

 

“Le aziende soffrono come soffrivano prima. Non è cambiato nulla”. Lo dice, con riferimento al mondo degli industriali dell’area iblea, il delegato territoriale di Ragusa di Confindustria Sicilia, Enzo Taverniti. “Probabilmente – sottolinea – le aziende che hanno un collegamento con i mercati del Nord Italia riescono a reggere meglio. Per il resto, la situazione complessiva è molto pesante. Per quanto riguarda le richieste da inoltrare ai prossimi deputati all’Ars stiamo facendo un ragionamento a livello complessivo, con i vertici di Confindustria Sicilia, e a inizio ottobre presenteremo un elenco di richieste da sottoporre all’attenzione dei candidati”.