Il principe Alberto di Monaco dal 9 ottobre in Sicilia per ricercare le radici della famiglia Grimaldi

SICILIA – Il principe Alberto di Monaco sarà in Sicilia da lunedì 9 ottobre. Alla ricerca delle radici della sua famiglia, i Grimaldi. La prima tappa sarà Palermo dove Alberto di Monaco riceverà la laurea honoris causa in Ecologia marina all’Università degli studi. Il principe, infatti, si è distinto per il suo impegno nella difesa dell’ambiente marino, che viene promosso dalla fondazione da lui presieduta, “Fondation Prince Albert II de Monaco”.

Martedì 10 ottobre, di mattina, sarà invece a Mazzarino in provincia di Caltanissetta per ricevere la cittadinanza onoraria dal sindaco Vincenzo Marino. Tra i tanti titoli di cui la Casa Grimaldi si fregia, c’è, infatti, anche quello di “duca di Mazzarino”. Nel pomeriggio di martedì 10 ottobre è previsto l’arrivo a Modica. Fra le prime tappe del suo soggiorno modicano, la visita alla Fondazione Grimaldi e a palazzo San Domenico, la sede del Comune. Ancora da definire nei dettagli il programma per la giornata di mercoledì 11 ottobre. Il Principe dovrebbe lasciare Modica nel pomeriggio di mercoledì. In questi giorni grande il fermento nella città della Contea. Il grande casato nobiliare dei Grimaldi ha dato molto alla storia culturale e sociale di Modica. In questi ultimi giorni c’è anche, però, chi ha messo in discussione qualsiasi rapporto di parentela tra i Grimaldi di Monaco e quelli di Modica.

Una sottolineatura che è stata respinta con forza dal professore Giuseppe Barone, presidente della Fondazione Grimaldi oltre che direttore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Catania. Il prof. Barone chiarisce come stanno le cose.L’insediamento iniziale del lignaggio è a Genova, repubblica marinara potente per risorse finanziarie e commercio internazionale, da dove si diramano dal XIII secolo il ceppo monegasco e gli altri rami collaterali sparsi nelle regioni italiane – spiega – tanto da dar vita a un vero e proprio “albergo” (rete genealogica allargata) plurisecolare. Dal ´500 i Grimaldi, insieme ai Fieschi, agli Spinola, ai Doria e ai Pallavicino costituiscono una solida oligarchia nobiliare e mercantile che controlla il potere politico ed economico della Repubblica genovese, mentre la piccola signoria di Monaco contesa tra Francia e Spagna viene elevata a principato nel 1612. Nel 1647 Carlo Venasque Ferriol pubblica a Parigi il volume “Genealogica et Historica Grimaldae Gentis Arbor”, che ricostruisce la complessa discendenza dell’”albergo” dei Grimaldi. Nonostante le inesattezze e le origini leggendarie ricondotte a Pipino re di Francia e a Carlo Martello, che si giustificano per il carattere agiografico dell’opera, il testo di Venasque Ferriol viene riconosciuto come genealogia “ufficiale” del casato, che da quel momento comincia a coltivare le relazioni familiari tra i diversi gruppi parentali e l’identità culturale del comune lignaggio. Anche a Modica se ne conserva gelosamente una copia nell’archivio privato della famiglia”.

Ma quando arrivano i Grimaldi in Sicilia? “Il primo – continua il prof. Barone – è Enrico nel 1397, al seguito di re Martino d´Aragona che lo ricompensa con le baronie di Scittibillini e Pollicarini sequestrati ai vassalli ribelli di Castrogiovanni e di Piazza Armerina. Questa linea dei Grimaldi in area nissena fonda nel 1572 il paese di S. Caterina Villermosa e ne acquisisce il principato nel 1625, ma nel secolo successivo risulta estinta mentre titoli e beni passano ad altri casati dell’isola. Dalla linea dei “cavalleroni” di Genova giungono in Sicilia a metà del XVI secolo i fratelli Gregorio e Agostino. Il primo si stabilisce a Trapani, imparentandosi con i Riccio baroni di S.Anna, mentre il secondo avrebbe ricoperto la carica di giurato a Siracusa nel 1554 prima di trasferirsi a Modica, dove dal 1566 al 1573 i Registri della Contea ne certificano la presenza come maestro razionale della Contea e “contador” di fiducia di Ludovico II Enriquez Cabrera, che gli affida missioni riservate presso la corte viceregia a Palermo. Agostino fa parte di un nutrito gruppo di mercanti e banchieri genovesi (Vassallo, Centurione, Spinola, Birzio) che controllano il lucroso commercio del grano ibleo, prestano capitali ai Conti di Modica in cambio dell0″arrendamento” di terre e uffici. Il suo testamento nel 1593 rivela un patrimonio immobiliare cospicuo, costruito con un cursus honorum di amministratore ed imprenditore che gli vale il titolo di “spettabile” e di membro influente del patriziato urbano”.

E poi che succede?Le fortune della famiglia – precisa ancora Barone – spiccano il volo col primogenito Giuseppe, che “veste l´ abito” dei Cavalieri di Montesa e nel 1605 sposa la ricca ereditiera modicana Antonia Lorefice (vedova del barone Clavario) che gli porta in dote case, terre e gioielli per un valore di 7200 onze (circa 7 miliardi di lire). In alleanza con i La Restia e i Celestre Giuseppe è tra i protagonisti della fondazione di Vittoria nel 1607 e del “cannamelito” di Boscopiano. Nel 1609 ottiene dal viceré il titolo di barone sui vasti feudi di S. Giovanni e Scoglitti che gli fruttano un patrimonio cospicuo di 22.000 onze. Anch’egli riveste diverse cariche pubbliche, dedica uno studio di matematica al re Filippo III, fa ormai parte organica dell’aristocrazia della Contea”. La mostra storico-araldica in corso di allestimento presso la Fondazione Grimaldi metterà in evidenza altri personaggi e capitoli di questa straordinaria dinastia nobiliare del Mediterraneo.

 

di Giorgio Liuzzo