Un buco da 1,6 milioni di euro alla cooperativa per assistenza ai migranti “Il Dono”, a Ragusa non si parla d’altro. Ma chi la gestiva?

RAGUSA – Da giovedì mattina, da quando cioè la Guardia di Finanza ha diffuso la notizia, a Ragusa non si parla d’altro. Anche perché ad essere coinvolti sono alcuni esponenti della cosiddetta Ragusa bene. Stiamo parlando della richiesta di rinvio a giudizio per dieci persone accusate dei reati di peculato e riciclaggio in quanto, a vario titolo, hanno creato un ammanco di oltre 1,6 milioni di euro nelle casse della società cooperativa sociale “Il dono” onlus, con sede (nella foto) in via Carducci. Una cooperativa che ha fornito assistenza ai numerosi centri di accoglienza per migranti, presenti nella provincia iblea. Una coop che negli ultimi tempi era stata gestita anche da un ex dirigente superiore delle forze dell’ordine che ha cercato di riparare il buco, invero senza successo.

 

La cooperativa “Il dono”, tra gli altri, è stata gestita da due fratelli comisani, Saro Battaglia e Giuseppe Battaglia. Questi ultimi, instradati tempo addietro dall’allora direttore della Caritas diocesana di Ragusa, mons. Giovanni Battaglia, zio di entrambi, non coinvolto nell’inchiesta, capirono subito la potenzialità di potere gestire un servizio in cui giravano risorse economiche ingenti. Riuscirono, dunque, ad accreditarsi nella maniera più opportuna in seno alla rete Sprar, portando avanti diversi progetti. Oltre alla sede di via Carducci, garantivano l’accoglienza anche in un’altra struttura in contrada Nunziata, accanto alla parrocchia omonima, oltre che in altre sedi. Da qui la crescita, nel corso degli anni, della cooperativa “Il dono” che, nel giro di poco, diventò un punto di riferimento importante per tutte le istituzioni.

 

I servizi resi dalla cooperativa rientravano nell’ambito di convenzioni che la stessa aveva stipulato nel tempo con i diversi enti pubblici presenti sul territorio, in particolare, erogazione di pasti, di vestiario, alfabetizzazione e servizi alloggiativi. “Nello specifico – spiegano le Fiamme Gialle – dal Comune di Ragusa, nell’ambito dei progetti “Vivere la vita” e “In-verso”, sono stati erogati, nel periodo 2005/2014, somme per oltre 2,6 milioni di euro; dalla Provincia Regionale di Ragusa, per il progetti “Biscari”, periodo 2009/2014, somme per circa 1 milione di euro; dal Comune di Modica, nell’ambito del progetto “Babel”, nel periodo 2007/2013 per un importo pari ad oltre 1,7 milioni di euro. Complessivamente, la Cooperativa sociale ha beneficiato di somme pubbliche per oltre 6 milioni di euro”.

 

Le indagini svolte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Ragusa si sono concentrate sulla gestione economico-finanziaria della cooperativa e hanno permesso di far luce su un articolato e complesso sistema distrattivo di fondi pubblici.

 
Gli amministratori succedutisi nella carica, appartenenti alla stessa compagine familiare, hanno posto in essere, per gli inquirenti, innumerevoli condotte irregolari che andavano dalla falsificazione dei libri sociali, all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, all’occultamento della maggior parte delle scritture contabili, ad ipotesi di peculato e di false attestazioni.

 

Proprio la minuziosa analisi della documentazione acquisita presso le banche, presso gli enti pubblici erogatori, presso le società fornitrici di beni e servizi, ha consentito agli investigatori di fare emergere l’articolato sistema di frode organizzato e diretto dagli indagati, attraverso cui in maniera costante e sistematica le somme accreditate per le finalità di scopo, venivano drenate dal conto cassa, per utilità personali di vario genere.
 
 

La puntuale ricostruzione della situazione economica e finanziaria eseguita dai finanzieri, attraverso l’analisi di tutta la voluminosa documentazione acquisita, ha permesso di accertare una rilevante esposizione debitoria della cooperativa nei confronti degli ex dipendenti oltre che dell’erario e di attestare l’ammanco di risorse finanziarie per oltre 1,6 milioni di euro, condizione che ha avuto quale epilogo la dichiarazione di insolvenza, dichiarata nel maggio scorso dal Tribunale di Ragusa.

 

La distrazione delle somme in questione veniva posta in essere con indiscriminata fantasia. Tra le condotte più significative sono emerse quelle relative all’utilizzo di carte di credito personali canalizzate su conti correnti intestati alla cooperativa, al pagamento di diverse polizze vita a favore degli indagati, alla falsa rendicontazione di spese carburante, agli omessi pagamenti dei pocket money a favore dei richiedenti asilo, all’indebita annotazione di costi non effettivamente sostenuti.

 

È stato inoltre accertato che gli amministratori avevano emesso assegni per un valore complessivo di oltre 250.000 euro tratti dal conto corrente della onlus, a favore di due commercialisti (anch’essi indagati), a fronte non di prestazioni consulenziali ottenute ma per il concorso e la regia degli illeciti comportamenti finalizzati al peculato.

 

L’acquisizione e l’analisi di tutti gli estratti di conto corrente, anche personali degli indagati, ha permesso di rilevare che in diverse occasioni sono state registrate operazioni di versamento di denaro contante sugli stessi, per decine di migliaia di euro, in qualche caso a fronte di redditi lordi annui dichiarati per poco più di 3.000 euro. Gli inquirenti ritengono che le provviste utilizzate per i cennati versamenti di contante siano riconducibili agli ammanchi di denaro rilevati nei conti della Onlus e che siano stati utilizzati, in parte, nell’acquisizione di un immobile all’asta del valore di circa 260mila euro, di proprietà dei genitori degli amministratori della cooperativa, oggi destinato ad agriturismo. Infatti, nella ricostruzione nelle modalità di acquisto dell’immobile, è stato accertato che una parte della provvista necessaria per coprire l’assegno emesso dall’acquirente, moglie di uno degli amministratori della cooperativa, deriva dal versamento di denaro contante.   

 

I responsabili delle condotte fraudolente sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Ragusa che ha favorevolmente accolto gli elementi indiziari raccolti nel corso dell’indagine, emettendo nei confronti di 10 soggetti, tra i quali gli ex amministratori ed i consulenti fiscali, la richiesta di rinvio a giudizio per i reati di riciclaggio e peculato continuato, in concorso. Nel provvedimento del Pubblico Ministero, sono state individuate quali parti lese il ministero dell’Interno, la Prefettura di Ragusa, la Provincia Regionale di Ragusa ed i comuni di Ragusa e Modica.