Preoccupazione a Catania per l’accordo capestro di Almaviva

antenne telefoniche

L’ accordo firmato tra le rappresentanze sindacali unitarie e l’azienda “Almaviva” di Palermo per evitare circa 1200 esuberi sul sito occidentale della Regione Sicilia, preoccupa la Slc Cgil di Catania; il sindacato dei lavoratori della comunicazione, interviene sul futuro dell’azienda nel Catanese.

L’accordo ha previsto l’azzeramento di 4 scatti di anzianità e la sospensione della maturazione del Tfr per un anno; in cambio l’azienda promette un investimento, almeno sulla carta, su 100 postazioni Information Technology e dei buoni spesa di circa 250 euro annui . Sono queste le basi dell’intesa firmata dopo un referendum approvato dall’80 % della forza lavoro.

Per Gianluca Patanè, segretario provinciale Slc Cgil di Catania con delega al Settore Tlc, si tratta di “un’intesa ricatto e i lavoratori non avevano altra strada che approvarla, poiché il no avrebbe potuto voler significare licenziamento per i 1200 addetti e molti altri trasferimenti in altre sedi dell’azienda”.

Ma per il rappresentante sindacale, “c’è il rischio concreto che questo degrado lavorativo prima o poi colpisca anche il territorio catanese nel quale l’intero settore impiega più di 12 mila addetti e dove Almaviva rappresenta l’azienda più grande con i suoi 1100 lavoratori a tempo indeterminato e circa 600 precari”.

“Non possiamo permetterci – prosegue – di rimanere a guardare. La totale ignoranza e in molti casi assenza delle istituzioni locali e nazionali, a proposito della modifica delle leggi in materia di lavoro, sta di fatto destrutturando il Ccnl e i diritti di tutti i lavoratori del settore. Accordi ricatto che riducono il salario e toccano il trattamento di fine rapporto stanno costringendo i lavoratori a scegliere poca e mal pagata occupazione, rispetto alla perdita definitiva del posto”.

“Almaviva – aggiunge – è passata da azienda che lottava le delocalizzazioni e il massimo ribasso ad azienda che crea di fatto un dumping in tutto il settore minando le fondamenta del contratto nazionale. Questa emorragia deve fermarsi, poiché continuare su questa strada vorrebbe dire smantellare un settore innovativo e pieno di possibilità di sviluppo sia tecnologico che occupazionale”.

“Il sindacato – conclude – reagirà in maniera veloce ed incisiva partendo dal livello nazionale e da un tavolo di crisi presso il Ministero Dello Sviluppo Economico che miri a trovare politiche per la salvaguardia occupazionale del settore non mirate solo al guadagno delle aziende”.