In Sicilia bene l’agricoltura, male l’industria alimentare. Mannino (Flai Cgil): “Settore potenzialmente primo in Italia”

agroalimentare Sicilia, Fondazione Metes. 05-05-17

L’agricoltura siciliana registra buone performance, nonostante la crisi economica e in controtendenza rispetto ad altri settori, attestandosi al secondo posto per valore aggiunto ai prezzi base dopo la Lombardia. L’industria alimentare invece, nonostante le grandi potenzialità arranca, fermandosi al sesto posto.

Lo rivela una ricerca della Fondazione Metes presentata a Palermo nel corso di un’iniziativa della Flai Cgil Sicilia finalizzata a “evidenziare luci e ombre di un settore agroalimentare – ha detto Alfio Mannino, segretario generale della Flai Cgil Sicilia introducendo i lavori – che è la metafora dello sviluppo siciliano dove convivono innovazione e arretratezza, produttività e assistenzialismo, lavoro tutelato e lavoro sommerso, punti di eccellenza e precariato, lavoro nero e sfruttamento. Ma che è anche – ha sottolineato – potenzialmente il più importante sistema agroalimentare di qualità del paese”.

La ricerca presentata evidenzia la crescita dell’occupazione in agricoltura, 6,5% nel secondo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma anche un invecchiamento della base occupazionale, con un’alta percentuale di lavoratori over 65. Secondo le stime inoltre il lavorio nero si attesta intorno al 30%.

Per quanto riguarda l’agroalimentare, ha rilevato Mannino, “si scontano le carenze in tema di politica di filiera e punti di debolezza come la ridotta superficie agricola aziendale (nel 2013 secondo le stime Istat 6,7 contro la media italiana di 8,5 mentre il fatturato medio aziendale nel 2014 si è attestato per la Sicilia a 0,55 contro la media nazionale di 2,29), problema che potrebbe essere superato da una efficiente rete organizzativa tra imprese”.

Per la Flai bisogna puntare sullo sviluppo di un sistema agroalimentare di qualità ed ecocompatibile, facendo leva sui punti di forza come la produzione biologica, per la quale la Sicilia è già al primo posto in Italia e i prodotti tipici e di alta qualità. A quest’ultimo proposito va ricordato che oggi, l’11,5% dei prodotti italiani a denominazione viene dalla Sicilia. Per il sindacato però “il rilancio del settore – ha detto Mannino – passa anche dalla dignità del lavoro dipendente a partire dall’applicazione del contratto di lavoro e dalla lotta al lavoro nero e allo sfruttamento”. La Flai in proposito chiede alla Regione “correttivi ai criteri di erogazione del sostegno allo sviluppo rurale, a partire dall’introduzione di criteri di premialità alle imprese che creano lavoro, sostenendo l’occupazione, contribuendo alla riduzione delle fluttuazioni stagionali”.

Per quanto riguarda le politiche rurali la Flai Sicilia rileva “un cambio di passo rispetto alla precedente programmazione, ma ancora insufficiente vista la complessità delle criticità. E’ necessario mettere in campo iniziative con i Fondi europei – ha detto Mannino – per concentrare l’offerta produttiva e sostenere i progetti di filiera. Così come è necessaria una normativa sui distretti rurali per integrare le attività agricole con le altre attività coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”. Nella prospettiva di un’industria alimentare 4.0 Mannino avverte che “non deve essere il costo del lavoro e il lavoratore il capro espiatorio di un processo indispensabile, ma le riorganizzazioni aziendali vanno accompagnate con opportuni processi formativi. Il salto tecnologico e la crescita delle aziende devono avvenire – ha sottolineato – assumendo come discrimine il valore lavoro con il suo portato di diritti”.