Finanziaria bocciata da Ugl e Cna: “Solo misure assistenzialiste e di comodo”

palazzo dei Normanni, Palermo

Non trova approvazione la Finanziaria regionale dalla Cna e dall’Ugl.

“Peggio del solito, ancora una volta la politica siciliana si dimostra nemica delle imprese e del lavoro produttivo” – dice Mario Filippello, segretario regionale della Cna SiciliaNella finanziaria non c’è traccia di norme a sostegno del lavoro vero, solo misure di comodo e assistenzialismo degno della peggiore politica”.

Ed intervengono anche Ernesto Lo Verso, commissario regionale della Ugl Sicilia  e Maurizio Maccarrone, coordinatore dei dipendenti regionali catanesi Ugl :“Siamo seriamente preoccupati per il fondo pensioni dopo l’approvazione di uno degli articoli cardine della più triste finanziaria regionale nella gloriosa storia dell’Ars.” 

“E’ infatti impossibile rimanere in silenzio di fronte ad un’operazione che riteniamo pericolosa per il futuro del fondo stesso, a partire dal mancato versamento delle due prossime annualità pari a 118 milioni di euro. Non si possono barattare le pensioni e le liquidazioni dei dipendenti regionali con degli immobili, la cui manutenzione è ferma da diverso tempo anche in considerazione del fatto che se l’iniziativa andasse a buon fine sarebbe a totale carico del fondo, per di più con una valutazione di mercato che risale al 2007. Neanche il braccio di ferro parlamentare, durato 48 ore, seppur in apparenza ha migliorato il testo, è riuscito a sventare questa manovra azzardata”.

“In questo modo – continuano i sindacalisti – si sta mettendo a repentaglio la sostenibilità del fondo in questione condizionandone la liquidità di cassa all’alienazione di cespiti di dubbio resa reddituale, soprattutto in questa fase in cui vi è una proiezione di quasi 5 mila pensionamenti nel comparto non dirigenziale e 600 dirigenti, entro il 2020. Se questi immobili non riusciranno a dare un’adeguata redditività o saranno fuori dal mercato immobiliare, come si farà a garantire la pensione ai dipendenti?”

Un allarme che la Ugl trasforma in disappunto, invece, sull’intero impianto della legge e sulle tappe che hanno portato al licenziamento da parte dell’aula: “C’è voluto un esercizio provvisorio lungo 4 mesi per approvare pochi articoli che potevano benissimo essere approvati già a dicembre. La montagna Ars, ancora una volta, è riuscita a partorire con enormi difficoltà l’ennesimo topolino quando in tutto questo tempo poteva essere scritto, discusso ed approvato un disegno di legge degno delle esigenze di sviluppo dell’economia, del lavoro e di tutela sociale che i siciliani reclamano da troppo tempo. Ma forse – concludono Lo Verso e Maccarrone – con questo governo tutto questo è impossibile.”