Fisica quantistica e teoria della relatività vicine al pensiero orientale

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La Fisica moderna ha avuto una profonda influenza su quasi tutti gli aspetti della società, andando al di là della tecnologia: si estende all’ambito del pensiero e della cultura, dove ha determinato una profonda revisione della concezione che l’uomo ha dell’Universo.

Nel Novecento l’esplorazione del mondo atomico e subatomico ha rivelato un inaspettato limite delle concezioni classiche ed ha reso necessaria una revisione radicale di molti dei nostri concetti fondamentali. Il concetto di materia nella Fisica subatomica è completamente diverso dall’idea tradizionale di sostanza materiale nella Fisica classica. La stessa cosa vale per concetti quali spazio e tempo o causa ed effetto.

Questi cambiamenti determinati dalla Fisica moderna sono stati ampiamente discussi da Fisici e Filosofi negli ultimi decenni, ma raramente ci si è resi conto che essi sembrano condurre tutti nella stessa direzione, verso una visione del mondo che somiglia molto alle concezioni del misticismo orientale.

Queste impressioni furono già rilevate da alcuni grandi Fisici dell’inizio del Novecento quando vennero in contatto con la cultura dell’Estremo Oriente nei loro giri di conferenze in India, Cina e Giappone. Il grande contributo scientifico alla Fisica teorica venuto dal Giappone dopo l’ultima guerra può essere un indice dell’esistenza d’un certo rapporto tra le idee filosofiche presenti nella tradizione orientale e la sostanza filosofica della Teoria quantistica.

La Fisica quantistica e la Teoria della Relatività – le due teorie fondamentali della Fisica del XX secolo – ci obbligano entrambe a considerare il mondo in modo molto simile a quello degli Indù, dei Buddisti, dei Taoisti. In generale, la Fisica moderna ci porta ad una concezione del mondo che è molto simile a quella dei mistici di tutti i tempi, di tutte le tradizioni.
Le corrispondenze con la Fisica moderna non si riscontrano soltanto nei Veda dell’Induismo, nell’I King, o nei sutra dei Buddisti, ma anche nei frammenti di Eraclito, nel Sufismo di Ibn Arabi e negli insegnamenti di Don Juan, lo stregone vaqui.

Se La Fisica ci porta oggi ad una concezione del mondo che è sostanzialmente mistica, in qualche modo essa ritorna alle sue origini, a duemilacinquecento anni fa. E’ interessante seguire l’evoluzione della scienza occidentale lungo il suo percorso a spirale che, partendo dalle filosofie mistiche dei primi filosofi greci, cresce e si dispiega in un impressionante sviluppo di pensiero intellettuale, allontanandosi progressivamente dalle sue origini mistiche fino a giungere ad una concezione del mondo in netto contrasto con quelle orientali.

In alcuni suoi aspetti particolari, come la Fisica quantistica, la scienza occidentale sta finalmente ritornando alle filosofie dei Greci più antichi. Questa volta non si basa soltanto sull’intuizione ma anche su esperimenti di grande precisione e raffinatezza e su un formalismo matematico rigoroso e coerente.

Le radici della Fisica, come di tutta la scienza occidentale, vanno ricercate nel primo periodo della filosofia greca, nel sesto secolo a.C., in una cultura nella quale scienza, filosofia e religione non erano separate. I saggi della scuola di Mileto nella Ionia non erano interessati a tale distinzione. La loro aspirazione era scoprire la natura essenziale, ovvero la costituzione reale, delle cose che essi chiamavano φΰσις (fiusis). Il termine “fisica” deriva da questa parola greca e perciò significava originariamente lo sforzo di scoprire la natura essenziale di tutte le cose. La filosofia della scuola di Mileto era fortemente permeata di misticismo.

La cultura greca successiva definì i filosofi della scuola di Mileto “coloro che pensano che la materia sia animata”, poiché non facevano alcuna distinzione tra animato ed inanimato, tra spirito e materia. In effetti, essi non avevano neppure un termine per indicare la materia, in quanto consideravano tutte le forme di esistenza come manifestazioni della “ φΰσις “, dotata di vita e di spiritualità. Così Talete sosteneva che tutte le cose sono piene di dèi e Anassimandro concepiva l’Universo come una specie di organismo alimentato da uno “pneuma”, il respiro cosmico, allo stesso modo in cui il corpo umano è alimentato dall’aria.

La concezione monistica e organicistica della scuola di Mileto era molto vicina a quella delle antiche filosofie indiana e cinese e le corrispondenze con il pensiero orientale sono ancora più forti nella filosofia di Eraclito di Efeso. Eraclito credeva che il mondo fosse in perenne mutamento, in eterno “divenire” . Per lui la staticità dell’essere era pura illusione. Riteneva che tutte le trasformazioni nel mondo nascessero dall’azione reciproca dinamica e ciclica dei contrari, e pensava ogni coppia di contrari come unità. A questa unità, che contiene e trascende tutte le forze opposte, dava il nome di “Logos”.

La rottura di questa unità cominciò con la scuola “eleatica”, secondo la quale
esisteva un Principio Divino al di sopra di tutti gli dèi e di tutti gli uomini. Ebbe così inizio una tendenza di pensiero che alla fine condusse alla separazione tra spirito e materia, ad un dualismo che divenne caratteristico della filosofia occidentale. Il maggiore esponente di questa filosofia fu Parmenide di Elea che riteneva impossibile il mutamento e giudicava pure illusioni dei sensi i cambiamenti che a noi sembra percepire nel mondo.

Nel quinto secolo a.C. i greci tentarono di superare l’acuto contrasto tra le concezioni di Eraclito e quelle di Parmenide. Allo scopo di conciliare l’idea dell’essere immutabile (di Parmenide) con quella dell’eterno Divenire (di Eraclito), essi sostennero che l’Essere è manifesto in certe sostanze invariabili le quali, mescolandosi e separandosi, danno luogo ai mutamenti. Questo portò al concetto di “atomo” , la più piccola unità indivisibile di materia, che trovò la sua espressione più chiara nella filosofia di Democrito.

Gli atomisti greci tracciarono una netta linea di separazione tra spirito e materia, immaginando la materia composta di diversi “mattoni fondamentali”. Queste erano particelle passive, la cui causa di moto non veniva spiegata ma veniva associata a forze esterne di origine spirituale diverse dalla materia.

Nei secoli successivi questa immagine divenne un elemento essenziale del pensiero occidentale, del dualismo tra mente e materia, tra corpo e anima.
I filosofi, pertanto, rivolsero l’attenzione al mondo spirituale, all’anima umana, ai problemi etici e ciò occupò il pensiero occidentale per più di duemila anni dopo l’apice raggiunto dalla scienza e dalla cultura greca nel quinto e quarto secolo a.C.

Le conoscenze scientifiche dell’antichità vennero sistematizzate da Aristotele secondo uno schema che durò duemila anni! Ma Aristotele stesso era convinto che i problemi riguardanti l’anima umana fossero più importanti dell’indagine del mondo materiale. Un ulteriore sviluppo della scienza occidentale doveva verificarsi solo nel Rinascimento, quando ci si liberò dell’influenza di Aristotele e della Chiesa e si mostrò un rinnovato interesse per la natura. Verso la fine del Quattrocento lo studio della natura fu affrontato per la prima volta con spirito realmente scientifico.

Si arrivò alla formulazione di teorie scientifiche basate sull’esperimento ed espresse nel linguaggio della Matematica. Galilei fu il primo a combinare conoscenza empirica e Matematica e perciò viene considerato il padre della scienza moderna. Nel Seicento Renè Descartes (Cartesio) fondò la propria concezione della natura sulla separazione tra due realtà distinte ed indipendenti, quella della mente (res cogitans) e quella della materia (res extensa). La separazione “cartesiana” permise di considerare la materia come inerte e completamente distinta da se stessi e di raffigurarsi il mondo materiale come una moltitudine di oggetti differenti riuniti insieme in una immensa macchina.

Questa concezione meccanicistica del mondo fu sostenuta da Isaac Newton che su questa base costruì la sua scienza della Meccanica e la pose a fondamento della Fisica classica. Il modello meccanicistico newtoniano dominò il pensiero scientifico dalla seconda metà del Seicento fino alla fine dell’Ottocento.

La filosofia di Cartesio, oltre che per lo sviluppo della Fisica classica, ebbe una enorme influenza su tutto il modo di pensare occidentale fino ai giorni nostri. La famosa frase di Cartesio “cogito ergo sum” ha portato l’uomo occidentale ad identificarsi con la propria mente invece che con l’intero organismo, pertanto l’uomo moderno vive come un “io” isolato all’interno del proprio corpo.

La mente è stata divisa dal corpo ed ha ricevuto il compito, superfluo, di controllarlo; ciò ha provocato un conflitto tra volontà cosciente e istinti involontari. Ogni individuo è stato ulteriormente suddiviso in base alle sue attività, capacità, sentimenti, opinioni, etc., in un gran numero di compartimenti separati, impegnati in conflitti inestinguibili, che generano una continua confusione metafisica ed altrettanta frustrazione.

Questa frammentazione interna dell’uomo rispecchia la sua concezione del mondo esterno, che è visto come un insieme di oggetti e di eventi separati. Questa visione non unitaria è estesa alla società che viene suddivisa in differenti nazioni, razze, gruppi religiosi e politici. Ciò provoca una distribuzione delle risorse naturali incredibilmente ingiusta, disordine economico e politico, un ambiente inospitale, inquinato, nel quale la vita è diventata fisicamente e spiritualmente insalubre. La separazione operata da Cartesio, concezione meccanicistica del mondo, ha portato nello stesso tempo benefici e danni.

E’ affascinante osservare come la scienza del XX secolo superi oggi, con grande merito della Fisica quantistica, questa frammentazione e ritorni nuovamente all’idea di unità espressa nelle prime filosofie greche ed orientali.

L’aspetto caratteristico della Fisica moderna è che quanto più penetriamo il mondo microscopico, tanto più ci rendiamo conto che l’uomo è giunto, finalmente, a considerare il mondo come un insieme di componenti inseparabili, interagenti, in moto continuo; l’uomo è parte integrante di questo sistema.

Peraltro, nelle istituzioni accademiche, la cultura occidentale è ancora in parte dominata da una visione meccanicistica e frammentata del mondo. La Scienza, la Fisica in particolare, è ancora tendenzialmente una disciplina limitata da un punto di vista culturale, che impedisce all’immaginazione di esprimersi liberamente, ciò conduce a tutti i guasti della moderna tecnologia.

Oggi lo scienziato, il Fisico, “deve” rendersi conto che esiste una sostanziale armonia tra lo spirito della saggezza orientale e la scienza occidentale. La Fisica moderna deve andare ben al di là della tecnologia, una via con un cuore, una via rivolta alla conoscenza spirituale ed alla realizzazione di sé.

Tutto questo è iniziato agli inizi del secolo scorso ad opera di grandi Fisici che hanno fatto la Storia della Fisica quantistica ed è proseguita dal dopoguerra ad oggi per merito di pochi illuminati, non sempre ben visti dalla Comunità scientifica istituzionale e dal mondo accademico. (2 segue)