Tumori, i rischi nelle grandi città legati a inquinamento e alimentazione

"Il benzene medio rilevato a Catania è più alto di quello rilevato a Priolo". Ad affermarlo è Salvatore Sciacca, direttore scientifico del Registro tumori della Sicilia orientale. Secondo i dati diffusi pochi giorni fa, nella città etnea c'è un numero più elevato di patologie tumorali che nelle aree industriali

Salvatore Sciacca
Salvatore Sciacca

Il benzene medio rilevato a Catania è più alto di quello rilevato a Priolo. In via Monserrato, per esempio, ci sono concentrazioni elevatissime; e lo stesso vale per il monossido di carbonio“. Salvatore Sciacca, direttore scientifico del Registro tumori della Sicilia orientale, non è rimasto sorpreso dai dati che ha diffuso qualche giorno fa sull’incidenza registrata nell’Isola. Il tasso è più elevato nelle grandi città – Catania, Palermo e Messina in testa – rispetto alle aree industriali del Siracusano, nel Messinese o a Gela.

Il dato raccolto non è anomalo“, conferma Sciacca, ordinario di Igiene dell’università catanese. “È giusto mettere in evidenza che esiste il problema ambientale legato alla produzione industriale – premette – ma secondo le tabelle preparate dal 1980 a oggi, l’incidenza dei tumori è dovuta ad altri fattori di rischio“. In testa vi sono fumo e alimentazione, “che contribuiscono per il 60 per cento“. Poi vengono altri fattori, come l’ereditarietà. “Quelli ambientali incidono per il tre per cento – sottolinea – Non lo dico io, lo dice la bibliografia internazionale“.

Per questa ragione “i grandi numeri si trovano dove ci sono i grandi fattori di rischio – prosegue Salvatore Sciacca – La città è un grande agglomerato di questi fattori“. A rendere particolare la situazione dell’area catanese contribuisce la presenza dell’Etna. Nella parte orientale, infatti, c’è una variazione statistica nel numero di patologie. “La direzione del vento preminente va da ponente verso levante – ha spiegato pochi giorni fa l’esperto – I tumori riscontrati in questa zona interessano soprattutto l’apparato respiratorio“. Assieme al team di studiosi da lui diretto, “stiamo monitorando questo elemento“.

Un caso del tutto particolare è quello di Biancavilla, dove a lanciare l’allarme sul numero anomalo di mesotelioma pleurico è stato proprio il Registro. “Dovrebbe esserci un caso ogni cinque anni, ne trovavamo molti di più – racconta Sciacca – Ora siamo a 48 casi all’anno“. A causare questo raro e violento tumore ai polmoni è un minerale simile all’amianto, la fluoroedenite. “C’è una città intera costruita con quelle pietre“. E gli accorgimenti per evitare la continua reimmissione delle polveri – come spolverare usando panni umidi che vanno poi smaltiti o pulire le strade pubbliche utilizzando acqua e non delle scope – non sono seguiti. “Fino a che le autorità non si metteranno d’impegno, non ci sarà miglioramento“, lamenta il direttore scientifico del Registro.

I dati relativi all’incidenza dei tumori vengono raccolti incrociando diversi elementi. “Le schede che ogni ospedale e clinica manda alla Regione per i rimborsi, i rimborsi richiesti dopo cure dall’estero, le ricette per i farmaci, le pratiche di radioterapia, le esenzioni dei ticket, i pensionamenti per cause tumorali“, elenca Salvatore Sciacca. Tutti numeri che poi devono essere incrociati per evitare doppioni. “Il nostro grande sforzo è individuare il caso, localizzarlo e poi riunirlo“.

Sciacca risponde anche ai rilievi avanzati dall’associazione Adasc sul suo ruolo all’interno del Cipa (Consorzio industriale protezione ambiente) di Siracusa. “Non c’è un rapporto di controllo e controllore“. E aggiunge: “Da quando ci sono io abbiamo portato il tasso di benzene da 4.5 a 0.6 microgrammi a metro cubo“.

Il Registro esiste dal 1999, “Ci lavoro da allora – sottolinea Sciacca – Ho iniziato a raccogliere dati nel 1988, ovviamente all’epoca erano imperfetti“. Dietro le analisi compiute “c’è un lavoro pazzesco – conclude – questi dati dovrebbero essere fondamentali per chi deve poi prendere delle decisioni“.