Migranti e integrazione dei minori. Il nodo: “Crediamo nell’accoglienza diffusa”

Il consorzio di cooperative è attivo a Catania e ad Acireale nell'accoglienza di ragazzi stranieri e italiani. "Alloggiano in appartamenti inseriti in condomini", dice il presidente Fabrizio Sigona. In questa maniera "si crea un contesto che aiuta nel lavoro educativo"

Consorzio Il nodo
Foto di consorzio "Il nodo" su Facebook

Con quello che si dice dell’immigrazione c’è una diffidenza, una preoccupazione iniziale; l’impatto è negativo. Noi non crediamo nei centri collettivi, ma nell’accoglienza diffusa“. Fabrizio Sigona è presidente del consorzio di cooperative Il nodo, attivo a Catania e ad Acireale nell’accoglienza di migranti, minori migranti non accompagnati e ragazzi italiani. “Operiamo in questo settore dal 2001“, prima che il flusso migratorio raggiungesse i livelli allarmanti delle ultime stagioni che spesso hanno messo in difficoltà il sistema di accoglienza. Oggi “lavorano oltre cento tra dipendenti e soci, a fronte di oltre 300 tra giovani stranieri e italiani“, spiega Sigona. Obiettivo de Il nodo è l’integrazione attraverso un lavoro mirato sui ragazzi ospitati. “Noi diamo solo assistenza Sprar“, ovvero il Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, una modalità di seconda accoglienza rivolta a chi ha già una forma di protezione internazionale.

È il principio dell’accoglienza diffusa: i ragazzi alloggiano in appartamenti inseriti in condomini“, descrive Fabrizio Sigona. In questa maniera aumenta il senso di responsabilità di ogni ospite e “si crea un contesto che aiuta nel lavoro educativo“. Certo, come ammette il responsabile, “all’inizio qualche difficoltà c’è, ma c’è anche la disponibilità a superarle da parte di tutti quelli che sono coinvolti. Abbiamo fatto dei lavori di integrazione importanti“. Uno dei progetti più recenti, inaugurato lo scorso 3 febbraio, è l’orto urbano didattico realizzato da 14 minori non accompagnati e otto giovani catanesi disoccupati con formazione nelle discipline agrarie.

Ad aiutare è una gestione che coinvolge solo poche unità. “Con i piccoli numeri è facile, ma quando si parla di strutture da cento o più persone è molto difficile“, sottolinea Sigona facendo riferimento a entità come il Centro per richiedenti asilo di Mineo. Ed è basilare anche una particolare attenzione da parte dell’amministrazione centrale nel pagamento del servizio, che non vede le difficoltà con le quali devono confrontarsi altre realtà nel mondo sociale. “I ritardi ci sono anche per noi, la prefettura paga sei-sette mesi dopo – descrive il presidente del consorzio – Ma il Comune di Catania appena riceve i fondi ci paga immediatamente“.

Inizialmente i migranti minorenni vengono accolti in strutture con 25 postianziché i 60 previsti dalla legge“, tiene a precisare il presidente del consorzio. “Questo aiuta tantissimo, perché nella fase della prima accoglienza devono stare 60 giorni, ma capita che a causa di ritardi debbano restare anche quattro-cinque mesi“. I locali, inoltre, “si trovano nel cuore della città – prosegue Fabrizio Sigona – Questo permette loro di frequentarla, di andare in chiesa o in moschea“.

Dopo il periodo passato a Catania o ad Acireale “la maggior parte dei ragazzi vanno via dopo aver ottenuto i documenti. Molti hanno parenti in nord Italia o in nord Europa – conclude – Ma alcuni sono rimasti con noi: in 15-20 sono riusciti a essere assunti da aziende siciliane e adesso lavorano qui“.