Etna: brand a brandelli

Impietosa analisi dei due esperti Teresa Graziano e Rosario Faraci chiamati dalla Camera di commercio di Catania per analizzare e proporre strategie di mercato.

Crateri sommitali dell'Etna. Piero Maenza
Crateri sommitali dell'Etna. Piero Maenza

La rete lo promuove come uno dei più cliccati, ma il vulcano Etna, ammirato e attraente, non “produce reddito”. E’ l’impietosa e contraddittoria, apparentemente almeno, analisi che è venuta fuori dalla giornata di approfondimento organizzata dalla Camera di commercio di Catania sul tema “Brand Etna e promozione del territorio”.

Gli occhi, metaforicamente, erano puntati sulle Dolomiti, sulla promozione che quel distretto sta effettuando con ricadute notevoli sulle attività imprenditoriali di vario genere legate per esempio al turismo e all’agricoltura

Spietata la radiografia di quel che accade sul vulcano da parte di due esperti, Teresa Graziano (Università di Catania e Sassari) e Rosario Faraci dell’Ateneo catanese.

I dati di TripAdvisor parlano chiaro: l’Etna fa segnare contatti record, grazie alle innumerevoli foto postate da esperti, visitatori, guide che rimangono affascinati e vogliono partecipare a tutto il mondo, è il caso di dirlo, le straordinarie sensazioni che il vulcano, i suoi paesaggi, le eruzioni, i crateri sommitali e periferici, è riuscito a dare.

Ma questo non fa dell’Etna un brand, non rimanda al suo territorio, non si trasforma in veicolo di promozione. Eppure è anche un sito UNESCO, periodicamente è al centro della cronaca, vuoi per nubi vulcaniche che paralizzano l’aeroporto od eruzioni spettacolari.

Perché? Risposta disarmante: coloro che più hanno interesse, cioè i piccoli imprenditori del turismo, dell’agricoltura, della lavorazione della pietra lavica, piccoli musei, e così via non riescono a “fare sistema”, come si suol dire oggi.

Ma fanno meglio le istituzioni? Neanche per idea! La frammentazione è assolutamente vergognosa: Parco dell’Etna, Gal Etna, Gal Alcantara, insomma gal e galletti vari che hanno messo assieme, sulla carta, comuni, associazioni, ma non riescono a lanciare in modo coordinato ed univoco il territorio etneo nella sua complessità.

Ed è un rimpallare di responsabilità e di improvvisazione, e mancanza di professionalità tra politica tutti gli altri interessati ad un’eventuale promozione produttiva.

Il vicesindaco Marco Consoli, pur dando la disponibilità del comune di Catania, sottolinea la necessità, appunto, di “fare sistema”.

angonello Cracolici
Antonello Cracolici

L’assessore regionale all’agricoltura Antonello Cracolici racconta:”In missione all’estero, in Polonia, mi sento dire dagli interlocutori polacchi:” Noi vogliamo parlare con uno solo, non possiamo fare decine di incontri con tutti i singoli partecipanti alle vostre promozioni estere”.

 

anthony barbagallo
Anthony Barbagallo

Anthony Barbagallo, assessore regionale al turismo, sta puntando sulla cultura, visto il successo di Montalbano ed altre fiction, o del cinema, che dal punto di vista delle immagini e della descrizione del territorio sono più produttive di qualsiasi slogan.

Per il sottosegretario Giuseppe Castiglione è ovvio che ci vuole una “cabina di regia”, possibilmente da affidare proprio alla Camera di commercio. Affermazione che ha fatto, per un momento, gongolare gli organizzatori.

Cose di Sicilia: nei saloni dei convegni ci si trova d’accordo, ma è nelle stanze degli assessorati o nelle segreterie dei vari esponenti politici che poi “il brand si riduce a brandelli” e diventa inafferrabile: come gli incandescenti lapilli che l’Etna produce con le sue esplosioni.