Rischio clinico: punti oscuri sull’attribuzione della colpa. Fissati tetti massimali

rischio clinico e responsabilità

Il rapporto medico-paziente, l’aspetto assicurativo della struttura ospedaliera e del medico, il rischio clinico e le responsabilità che ne conseguono. Sono questi i temi affrontati nel convengo “Dalla legge alla corsia: la responsabilità nelle professioni sanitarie”, organizzato dall’Anaao Assomed Sicilia, che si è svolto a Catania, e che a Palermo è stato l’oggetto di un corso formativo per le professioni mediche (con l’accreditamento di 5 crediti formativi).

Il tema principale delle due giornate: analizzare le responsabilità civili e penali delle professioni sanitarie, delle strutture ospedaliere, alla luce della nuova legge sulla responsabilità professionale “Gelli-Bianco” (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 1° aprile scorso), attesa da tempo e nata dall’esigenza di dare delle risposte all’enorme mole del contenzioso medico-legale che ha causato notevoli incrementi nel costo delle polizze assicurative dei professionisti e delle aziende sanitarie, specie nel ricorso della cosiddetta medicina difensiva che ha prodotto un uso inappropriato delle risorse destinate alla sanità pubblica con una spesa stimabile in diversi miliardi di euro.

Tutti i relatori che si sono alternati nelle due giornate, hanno dibattuto sul rapporto tra medico e paziente, in cui la fiducia e il dialogo tornano in primo piano, con una maggiore trasparenza sul piano legale nei casi eventuali di danni subiti, con la ripartizione di responsabilità da attribuirsi alla struttura sanitaria e al medico.

La guida “tecnica” rappresentata dalla presenza di medici legali e avvocati penalisti, e dai consulenti assicurativi, ha chiarito i principali requisiti cui tener conto nelle polizze assicurative, definendo un massimale di incidenza suddividendo per il singolo e per l’anno assicurativo, con una retroattività di dieci anni e l’inclusione delle spese di difesa legale, le spese inerenti il tentativo obbligatorio di conciliazione.

Maggiore attenzione viene posta alla fase di difesa del medico con conseguente maggiore rilevanza di una polizza di tutela legale. Sebbene, a detta dei giuristi presenti (la penalista Maria Licata al convegno di Catania e il magistrato Paolo Criscuoli a Palermo) e del medico legale (Cataldo Raffino) svariati punti oscuri restano ancora da chiarire sull’attribuzione di responsabilità per colpa verso il medico e quindi il risarcimento dovuto, tenuto conto che di norma, la causa penale si regge sull’imperizia e la negligenza (nello specifico del medico) e che dunque, di norma la “lettura legale” verte prevalentemente sull’onere probatorio per responsabilità contrattuale oggi però, con questa legge, in capo all’azienda sanitaria.

L’aspetto positivo è che il professionista viene chiamato in causa solo per rapporto “extracontrattuale” e quindi retroattività di soli 5 anni e onere della prova a carico di chi denuncia.

Davanti a una causa, la responsabilità clinica passa in secondo piano rispetto alla quantificazione del danno amministrativo/economico. Interessante poi il contenuto dell’art. 5 che fa riferimento alle Linee Guida che, tutelando il medico se correttamente eseguite, dovranno prevedere uno specifico iter di accreditamento.

Ma come ricordava Pietro Pata, segr. reg.le Anaao Assomed Sicilia, nell’intervento finale delle due giornate a Catania e a Palermo: “Ogni medico deve avere e adottare una “buona etica del lavoro” perché quando un dottore da il meglio di sé, anche il rapporto con il paziente, migliora”.

Le due giornate di formazione sono state anche l’occasione per affermare l’impegno profuso nei  cinquantacinque anni dall’Anaao Assomed Sicilia. Pietro Pata ripercorrendo quasi decennio dopo decennio, ha infatti ricordato che al fianco della sanità pubblica, dal 1959 c’è la presenza del sindacato dei medici dirigenti che si sono intestati battaglie vinte e non solo sul fronte lavorativo: ha ribadito come da 8 anni sia attenda la rimodulazione del contratto; ha sottolineato la gravità in cui versa la professione medica con il precariato.