Mafia e rifiuti, 14 arresti. Coinvolti anche tre funzionari regionali

Al centro dell'inchiesta c'è la gestione della discarica di Melilli. Le accuse sono traffico illecito di rifiuti, corruzione, falso in atto pubblico e traffico di influenze illecite. Due imprenditori, Antonino e Carmelo Paratore, sono indicati come vicini al boss dei Santapaola Maurizio Zuccaro

Traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina commessi con il metodo mafioso, usura, corruzione, falso in atto pubblico e traffico di influenze illecite. Reati legati da un filo comune: la gestione della discarica di Melilli, nel Siracusano. Sono le accuse rivolte a 17 persone, coinvolte a vario titolo in un’operazione condotta dai carabinieri e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania. Sono 14 gli arrestati – in carcere e ai domiciliari – tra i quali anche tre funzionari regionali.

Il lavoro degli inquirenti ha preso il via nel 2012 ed è andato avanti fino al 2015. Due imprenditori – padre e figlio – che operano nel settore dei rifiuti sono indicati dalle forze dell’ordine come appartenenti a Cosa nostra. Si tratta di Antonino e Carmelo Paratore, titolari dell’azienda che si occupa del trattamento dei rifiuti e proprietari della discarica Cisma di Melilli. Secondo quanto riportato dal collaboratore di giustizia Santo La Causa, Antonino Paratore sarebbe molto vicino a Maurizio Zuccaro, ergastolano nipote di Nitto Santapaola.

Grazie a un complesso sistema – affidandosi ad alcune persone di fiducia e attraverso la connivenza dei dipendenti della Regione – i Paratore avrebbero gestito in maniera illegale tonnellate di rifiuti, ottenendo guadagni enormi a sprezzo del rispetto delle normative che proteggono l’ambiente. Dal canto loro, i funzionari avrebbero omesso le verifiche sulla condotta della Cisma, nonostante fossero stati avvisati dagli organi di controllo. Tra la spazzatura destinata a Melilli c’era anche il polverino, prodotto di scarto dell’Ilva di Taranto. Rifiuti speciali che, spiega la magistrata Raffaella Vinciguerra,  venivano poi inviati a un inceneritore. “Bruciando veniva emessa diossina“.

Un nome già coinvolto in un’inchiesta giudiziaria e che torna tra le pagine dell’ordinanza odierna è quello di Gianfranco Cannova, arrestato nell’ambito dell’operazione Terra mia della procura di Palermo scattata nel luglio 2014. Ex funzionario regionale, Cannova era addetto al rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale, elemento necessario per le attività delle discariche. Arrestati anche un funzionario del Comune di Mellili, Salvatore Salafia, e il dirigente del dipartimento Acque e Rifiuti della Regione Mauro Verace che ha ottenuto i domiciliari.

Grazie alle indagini e alle dichiarazioni dei pentiti, le forze dell’ordine hanno ricostruito il legame tra Nino Paratore e la mafia etnea. Rapporti definiti “ininterrotti, sicuramente sino all’anno 2010“. Paratore, assieme al figlio, “con il loro gruppo di società, rappresentava e curava anche gli interessi di Cosa nostra catanese“.

Le persone indicate come “di fiducia” dagli investigatori sono Agata Distefano, Salvatore D’Amico, Paolo Plescia, Maurizio Cottone e Antonio Di Vincenzo. Nell’ambito del lavoro delle forze dell’ordine è emerso anche il ruolo di Salvatore Grillo che avrebbe prestato al gestore della pizzeria “Al tubo” di Aci Castello una somma di denaro pretendendo interessi usurari superiori al dieci per cento mensili. A Grillo, inoltre, è stato contestato il reato di estorsione assieme a Giuseppe Verderame e Simone Piazza. In cambio del pagamento di 200 euro al mese, gli ultimi due avrebbero assicurato “protezione” al ristorante nei confronti delle richieste usurarie di Salvatore Grillo.

In merito al coinvolgimento dei dipendenti della Regione, il governatore Rosario Crocetta annuncia una loro immediata sospensione. “Non ci troviamo di fronte alla semplice corruzione ma a un danno alla salute dei cittadini e dell’ambiente – afferma – Non faremo sconti, i funzionari saranno sospesi nelle more della procedura di licenziamento“.

A eseguire i provvedimenti sono i carabinieri del comando provinciale di Catania e del Nucleo operativo ecologico, assieme al personale del Gico delle fiamme gialle. Sono state sequestrate le quote riconducibili ai Paratore del lido Le piramidi, oltre quelle delle società Cirma ambiente, Paradivi Servizi e Siram. Sigilli anche alle quote riconducibili a Giuseppe e Giovanni Amara della società Gespi srl, in affari con i due imprenditori.  “Adesso abbiamo fermato lo scempio, che era stato segnalato dalla società civile mentre noi già indagavamo, e, con la nomina degli amministratori giudiziari, tutto rientrerà nell’alveo della norma“, afferma il procuratore Carmelo Zuccaro.

L’elenco degli arrestati:

1. PARATORE Antonino cl.1947 , carcere Catania Piazza Lanza
2. PARATORE Carmelo cl.1981, carcere Trento
3. GRILLO Salvatore cl.1970, carcere Catania Bicocca
4. VERDERAME Giuseppe cl.1954, carcere Catania Bicocca
5. CANNOVA Gianfranco cl.1958, carcere Palermo Pagliarelli
6. SALAFIA Salvatore cl.1959, carcere Catania Piazza Lanza
7. PIAZZA Simone Giuseppe cl.1986, carcere Catania Bicocca
8. D’AMICO Salvatore cl.1971, ai domiciliari
9. DI STEFANO Agata cl.1982, ai domiciliari
10. DI VINCENZO Antonino cl.1977, ai domiciliari
11. COTTONE Maurizio cl.1975, ai domiciliari
12. AMARA Giuseppe cl.1968, ai domiciliari
13. AMARA Giovanni cl.1973, ai domiciliari
14. VERACE Mauro cl.1957, ai domiciliari