La formica rossa entra in Europa dalla Sicilia, lo studio e l’allarme

Uno studio condotto dai ricercatori spagnoli, insieme alle Università di Catania e di Parma, fa emergere la presenza della "formica di fuoco" anche in Europa. L'avvistamento ha avuto luogo in SIcilia, nella riserva delle Saline del fiume Ciane, a Siracusa. La formica rossa causa importanti danni ambientali.

Si chiama Solenopsis invicta. La formica rossa, dal pungiglione particolarmente doloroso, è arrivata in Europa. La “porta” di accesso è stata la Sicilia, con un primo avvistamento a Siracusa, nell’area della riserva del fiume Ciane.
Di questo parla uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology.
Gli scienziati impegnati nello studio della formica rossa ritengono che l’imenottero possa presto diffondersi in tutto il continente, causando gravi problemi ambientali, sanitari ed economici.
Il pungiglione della formica rossa,come si diceva, provoca dolore e, occasionalmente, potrebbe portare allo shock anafilattico.
La Solenopsis invicta è particolarmente invasiva.
L’avvistamento alle Saline di Siracusa ha sorpreso gli studiosi, che tuttavia temevano da tempo che la formica si sarebbe spostata dal Sud America al vecchio continente. A Siracusa Hanno scoperto 88 nidi in un’area di circa 4,7 ettari.
Non è escluso che la formica rossa sia in Sicilia già da qualche anno, almeno dal 2019. Secondo le testimonianze raccolte dagli abitanti della zona in cui gli avvistamenti hanno avuto luogo, infatti, parrebbe che si siano già verificati parecchi casi di punture subite.
Il timore che la formica rossa possa diffondersi velocemente in Europa è legato anche alle condizioni ambientali in cui andrebbe a trovarsi. Gli scienziati ritengono che il 7 per cento del continente europeo risulti adatto al suo sviluppo. In particolar modo, lo sguardo dei ricercatori viene puntato sulle aree urbane, partendo dalle grandi metropoli e,ancor di più, sulle aree dei grandi porti marittimi, attraverso i quali la diffusione delle formiche può essere resa ancor più veloce. Ad esprimere preoccupazione per questo fenomeno è soprattutto l’autore dello studio, Roger Vila, dell’Istituto di Biologia Evoluzionistica, in Spagna, che ha condotto lo studio insieme all’Università di Catania e all’Università di Parma.
La “formica di fuoco” è un predatore. Nei luoghi in cui si insedia, causa la diminuzione della diversità di invertebrati e piccoli vertebrati. Le colonie possono raggiungere centinaia di migliaia di individui, con un impatto su animali giovani, deboli o malati.